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HEGEL E SPINOZA

Nella sua Scienza della logica ( scritta nel...

lunedì 20 maggio 2024, di Tobagi Admin

Hegel in Scienza della logica ( scritta nel 1812) Hegel parla di "sostanza" nella sezione dedicata all’Essenza, che nella sua filosofia esprime l’estrinsecarsi dell’Essere, il fondamento dell’esistenza.
Parlando di "sostanza" è per lui impossibile non fare riferimento a Spinoza. E lo fa in diverse occasioni di pensiero. V’è da dire però che parte subito con un’affermazione a dir poco imprecisa: "Nella storia della filosofia incontriamo la sostanza come principio della filosofia spinoziana". In realtà però il termine servì già ad Aristotele per distinguere la propria filosofia da quella platonica, che non prevedeva una differenza.
Questo per dire che quando Spinoza usa il termine "sostanza", non può non aver fatto riferimento, egli stesso, ad Aristotele. Persino Hegel, quando parla di "essenza", non può fare riferimento esclusivo a Platone, per il quale l’essenza era qualcosa di assai poco accessibile alla mente umana, a meno che questa non fosse altamente filosofica, come Platone si vantava di avere.
Comunque qui interessa vedere il giudizio che Hegel ha dato alla filosofia spinoziana. Egli difende Spinoza dall’accusa di ateismo o di panteismo, in quanto se l’idea di sostanza implica quella di "necessità" (e non si può negare che Dio sia un ente assolutamente necessario), allora Spinoza non può essere considerato ateo. Questa la sua tesi.
Infatti si può qui chiosare che se lo fosse, lo sarebbe anche Hegel, il quale applica a Dio il medesimo concetto: "Dio è certamente la necessità, la cosa assoluta...", (dice Spinoza). E’ da notare che già il fatto di qualificare Dio come una "cosa" avrebbe fatto sobbalzare sulla sedia un bigotto come Jacobi, che diede non pochi fastidi a Hegel.
Tuttavia, siccome Hegel ci tiene a non apparire ateo, in quanto - a differenza di Spinoza, che la rifiutò - voleva fare carriera accademica (in uno Stato confessionale), è costretto a precisare che Dio è anche "persona": cosa che Spinoza escludeva tassativamente, in quanto, se fosse tale, avrebbe desideri e fini da perseguire, mandando così all’aria l’idea di necessità, di causa sui, di autosufficienza.
Hegel poi sostiene anche come Spinoza non sia arrivato al concetto di "Dio persona" proprio perché era ebreo e, in quanto ebreo, si era lasciato influenzare da quelle filosofie orientali che vedono l’individualità come qualcosa del tutto accidentale, impossibilitata a reggere il confronto con la "sostanza" eterna e infinita.
Secondo Hegel il principio dell’individualità, inteso come qualcosa di assoluto, è comparso per la prima volta in Leibniz, per la quale non possono esserci due individualità identiche. Infatti ne considera una sola.
In altre parole Hegel mirava a conciliare Leibniz con Spinoza. Occidente e oriente. Cristianesimo ed Ebraismo. Quindi la prima cosa che dovette fare fu di rendere infondata l’accusa di ateismo, che da tutte le confessioni religiose veniva rivolta a Spinoza. Analoga preoccupazione non può che averla tenuta nei confronti di Leibniz, la cui monadologia ( unica individualità) però rappresentava l’individualismo della borghesia tedesca del suo tempo, molto conformista nella propria fede luterana.
In pratica il ragionamento hegeliano è il seguente: non si può considerare ateo uno che definisce Dio come unità di pensiero ed estensione (materia) e che toglie al mondo una vera realtà sostanziale, una qualunque infinità. La filosofia spinoziana sarebbe meglio definirla fuori dal cosmo, in quanto vi è semmai troppo Dio e troppo poco il mondo.
Un bel modo, questo però , di arrampicarsi sugli specchi, che non avrebbe mai potuto convincere alcun teologo. Infatti Dio, nella mente schematica di qualunque credente, non è che "puro spirito", privo di qualunque materialità. Da ricordare che lo stesso "figlio di Dio", pur avendo natura "divino-umana", ha dimostrato, al momento della resurrezione, di non avere un corpo esattamente identico al nostro. Pertanto Spinoza resta ateo per qualunque credente: se non nelle intenzioni, di sicuro nella conseguenze pratiche della sua filosofia. E se anche lo si volesse definire "panteista", non si dovrebbe dimenticare che il panteismo, in ultima istanza, non è che una forma sbiadita di ateismo, una sua variante soft. Insomma un po’ come Einstein, che vedeva Dio come lo Spirito dell’universo . Un Einstein Panteista dunque?
Hegel comunque è sempre stato molto preoccupato dell’accusa di ateismo rivolta a Spinoza, proprio perché anche il suo Dio metafisico, pur avendo l’attributo della "personalità", restava tutto racchiuso in una dimensione filosofica, ove non la fede, bensì la ragione gioca un ruolo determinante. Infatti il Dio di Hegel o lo si considera come una sorta di "eresia" filosofica nell’ambito della teologia cristiana (nella fattispecie luterana), oppure lo si considera come un approfondimento del Dio spinoziano, che di teologico, in fondo, aveva assai poco, essendo, più che altro, un prodotto speculativo della mente umana.
Ma se ripensiamo al ragionamento di Hegel, si nota che egli sicuramente aveva il dono di far riflettere. E’ strano dunque Hegel possa apparire così sprovveduto, quando afferma che Spinoza non può essere considerato ateo proprio in quando riconosce Dio come "l’unico vero essente", cioè che soltanto "Dio è".
Infatti, nella filosofia spinoziana se anche la parola "Dio" venisse sostituita con la parola "Sostanza" o "Natura", tutto l’impianto generale resterebbe assolutamente immutato. D’altra parte anche nel sistema hegeliano, se si sostituisce la parola "Dio" con la parola "Essere" o "Idea assoluta" o "Concetto", i fondamenti restano inalterati. Questo perché sia nella teologia che nella filosofia le parole son soltanto delle parole, prive di riscontri scientifici.
Peraltro, nella prima bozza dell’Etica spinoziana non era neppure presente la parola "Dio". la cosa fu pensata poi in fase esecutiva del testo, per non aver grane coi poteri costituiti (che poi le ebbe lo stesso). L’Olanda era sì un paese liberale, ma quando c’era di mezzo la religione lo era fino a un certo punto.
Insomma per farla breve , si ha la netta impressione che il panegirico hegeliano a favore di Spinoza fosse in realtà una forma di autotutela, anticipando le accuse di ateismo che inevitabilmente sarebbero state rivolte alla sua stessa filosofia idealistica.
E poi, a dimostrazione di ciò è da ricordare anche un altro pensiero di Hegel, che possiede, nel contempo, un tono provocatorio e auto giustificativo, che così recita: "Con lo stesso diritto si dovrebbero allora accusare di ateismo... non solo gli ebrei e i maomettani, i quali conoscono Dio soltanto come Signore, ma anche tutti quei cristiani - e sono molti - che considerano Dio semplicemente come l’ente supremo e trascendente, inconoscibile".
Hegel quindi su Spinoza non è convincente, sia perché - come lui - vuole affrontare il tema della religione in una maniera esclusivamente razionale, rinunciando a qualunque forma di misticismo. E questo lo fa perché non vuol fare la stessa fine di Spinoza, coi libri messi agli Indici di tutte le confessioni.
Tutte le volte che Hegel è costretto, in un modo o nell’altro, a trattare argomenti religiosi, compie delle circonvoluzioni che non gli fanno onore, benché risultino inevitabili in un intellettuale che non vuole apparire in alcuna maniera "eversivo" nei confronti dei poteri dominanti, a dispetto, peraltro, della sua stessa teoria dialettica, che invece lo era.

Astianatte