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IL NATALE DEI FILOSOFI
lunedì 16 dicembre 2024, di
UN PO’ DI NATALE FRA I FILOSOFI
Anche Schopenhauer sente il calore del Natale ?
. «Colui che ha una grande ricchezza in sé stesso – scrive in Parerga e Paralipomena – è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre».
Il Natale, che è dunque colto nell’immagine di una stanza che offre riparo in una gelida notte d’inverno, può davvero un trovarsi nel pensiero di chi ha sempre creduto Schopenhauer come l’incarnazione che detesta le feste e pratica ad oltranza il distanziamento sociale? Con fatica probabilmente si.
La nostalgia di Nietzsche ?
Il Natale che scalda i cuori e induce a pensieri di riconciliazione con la vita deve averlo conosciuto anche Nietzsche, il filosofo che, dopo aver teorizzato e annunciato la “morte di Dio”, avrebbe dovuto fare altrettanto con il Natale . Dal suo voluminoso epistolario si nota invece che era solito ricevere doni natalizi dalla sorella Elisabeth e dalla madre anche quando era difficilmente raggiungibile. In una lettera del 1880 infatti, indirizzata proprio a madre e sorella ricorda come il 25 dicembre «in tutte le case si accende l’albero e si distribuiscono i doni di Natale». Il filosofo è nostalgico, avverte la lontananza da casa, si misura con le difficoltà del quotidiano (far quadrare i conti, trovare una pensione a buon prezzo, contattare editori sensibili e capaci, prevenire i mal di testa che gli danno l’impressione di poter impazzire da un momento all’altro), e l’atmosfera del Natale, il ricordo delle vigilie dell’Avvento trascorse da bambino in compagnia dei familiari, gli sono di conforto. E a volte può capitargli che con l’avida curiosità di un bambino che scarta i doni che riceve per posta; è così eccitato che come lui stesso confessa in una lettera del 1885 – perde per strada una parte del regalo.
LA MERAVIGLIA CHE FA VIVERE J. P. SARTRE
Ora se da Nietzsche, quale persona che considera il Cristianesimo come la più grande menzogna della storia dell’umanità, sarebbe stato quasi ovvio attendersi considerazioni meno benigne sul Natale, stesso discorso potrebbe valere anche per Jean-Paul Sartre, uno dei pensatori più tenacemente atei del secolo scorso, che, trovandosi a riflettere sul Natale durante l’esperienza di detenzione nel lager nazista di Treviri, scrisse parole toccanti sulla maternità di Maria. Infatti la descrive come la donna che mise al mondo Dio. La sola donna che ha potuto considerare Dio come una creatura di cui prendersi cura: «Ella lo ha portato per nove mesi scrive Sartre in Bariona o il figlio del tuono e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio… Ella sente insieme che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che egli è Dio. Ella lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Egli mi assomiglia. È Dio e mi assomiglia!”».
Mentre per Galimberti il Natale mette a nudo il senso di colpa dell’uomo di oggi.
Per Galimberti il Natale fa invece i conti con il senso di colpa dell’uomo contemporaneo che vorrebbe continuare a credere nella “magia” di un evento che è stato trasformato in una sagra dell’opulenza. Egli pone una domanda : «che senso ha la festività di Natale per un laico, ma che significato essa ancora possiede per un cristiano che vive in una cultura opulenta, e in ogni suo aspetto laicizzata, dell’Occidente “cristiano”»?
Cosa porti davvero il Natale sta però nel messaggio che lascia in ognuno di noi. Un messaggio d’amore che si manifesta soprattutto nella volontà di conoscere noi stessi . L’amore è sentimento ed esperienza , ma anche come dice Dante , la" la forza che move il sole e l’altre stelle" e porta alla unione , alla gioia , alla pace. L’amore dunque sta dentro all’intero universo ed è con esso interconnesso. l’amore è la nostra essenza. Tutto ciò ci ricorda il Natale , e ci fa sentire in pace con noi stessi e con gli altri almeno in questo giorno , lo scopriamo anche in queste poche righe : di
Khalil.Gibran
" il vero amore non è né fisico né romantico . Il vero amore si scopre nelle persone più felici che non lo sono così perché hanno il meglio di tutto. Esse sono quelle che traggono il meglio da ciò che hanno. la vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia "
Astianatte
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