vernacolo pisano
IERI, OGGI E DOMANI UN SAPREI ’na vorta un po’ d’anni fa , ’nzomma sel’arriordano velli ’he più o meno enno sempre vivi, si viaggiava ’or barroccio e ’r cavallo. Ner doppo guerra ’nzomma , ’uando le macerie a Pisa si ’ontavano a perdi vista . di palazzi antii ’n piedi ce n’erano restati due o tre, le vie gglierano piene di bue, e anco e cervelli delle genti , s’arrabattavano a mette ’nzieme ’r desinà ’on la cena , ’uando ’ndava bene, ’nzennò la cena si sartava e ’sarti si facevano poi a (...)
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FILOSOFIA
HEGEL
in sintesi
Hegel nega che esista una legge naturale (=precedente le leggi poste dagli stati): vano è affannarsi con la legge morale, come faceva Kant (certo, prendendosela con lui ha miglior gioco: Kant era la caricatura della moralità naturale); la moralità non è faccenda personale, non è il mio rapporto con la legge (e questo passi) nè il mio rapporto col Destino (e qui Hegel sbaglia).
Avrebbe ragione a dire che una lotta senza tregua contro la propria non-moralità (quale la pensava Kant) è controproducente e insostenibile, se si fonda sulle proprie forze e in virtù di un proprio progetto e non avendo presente altro che il proprio io, da rendere perfetto: senza rapporto con un TU non c’è vera morale.
Ma ha avuto torto a buttar via, col moralismo kantiano, la stessa idea di morale, di dovere che l’individuo, anzi la persona avverte in sè e che non è condizionabile o cancellabile dalla società.
Di conseguenza affida tutto alla legge positiva: "tutto ciò che è reale è razionale", ossia la legge dello stato (ciò che è "reale") ha sempre ragione (è "razionale"). Anche quando chiede di uccidere, o di torturare: ha sempre ragione. Inutile tormentarsi: in piena tranquillità si può e deve obbedire allo Stato. Non esiste termine di paragone per la legge positiva.
Nello stato e solo in esso quindi si attua pienamente l’uomo: né la famiglia (importante sì, ma solo se relazionata alla totalità statale), nè la società (che secondo Hegel è minata dagli egoismi individuali, non ha una vera unità ma è solo una somma di tanti interessi particolari) costituiscono ambiti degni di una stima e di un rispetto incondizionati, ma solo lo Stato
"la realtà della libertà concreta è volontà divina, in quanto spirito esplicantesi a forma reale e ad organizzazione di un mondo" , "è totalità organica che precede gli individui
"tutto ciò che l’uomo è, lo deve allo Stato: solo in esso egli ha la sua essenza.[..] Lo stato è l’unità della volontà universale, essenziale, e di quella soggettiva."
"Lo Stato non esiste per i cittadini: si potrebbe dire che esso è il fine, e quelli sono i mezzi."
la storia
Non esiste un solo stato, e il rapporto tra gli stati non è qualcosa di statico: dalla molteplicità degli stati, in dinamica evoluzione nasce la storia.
in generale
E’ possibile comprendere la storia, la sua logica. Infatti solo apparentemente la storia è un succedersi di eventi casuali, contingenti. In realtà essa è razionale, di una razionalità che non deve essere creduta, come potrebbe essere nel caso di una teologia della storia, ma può essere saputa, compresa dalla ragione. Dunque esiste una filosofia della storia. E questa coglie non solo delle linee generali, delle leggi universali, delle costanti, ma capisce esaurientemente ogni dettaglio concreto della storia.
Che cosa è allora la storia? In generale essa è attuazione e manifestazione progressiva della ragione, dell’Assoluto, dello Spirito. Infatti Dio diviene, si realizza, nella storia.
L’Assoluto è quindi esaurientemente nella storia. Non esiste perciò niente di metastorico. Non esiste giustizia metastorica (lo si è già visto: non esiste un diritto naturale metastorico):
piuttosto "la storia universale è in giudizio universale" (Weltgeschichte ist Weltgericht, § 548). Dunque:
tutto ciò che accade nella storia ha una sua ragione, una sua necessità, come momento inevitabile del dispiegarsi della Ragione assoluta;
anche la guerra è giustificata, ed è bene, né può essere eliminata (in ciò H. si stacca non solo dal Cristianesimo ma anche da Kant).
Il fine della storia in questa prospettiva è "che lo spirito giunga al sapere di ciò che esso realmente è (...) manifesti ogettivamente sè stesso", ossia è la piena automanifestazione dello spirito in una realtà storico-oggettiva.
La modalità attraverso cui si giunge a tale fine è:
il succedersi di vari popoli (in effetti l’azione dell’individuo, dice H., è tanto più efficace, quanto più si innerva nella vita del suo popolo), in cui via via si incarna lo Spirito universale;
quest’ultimo si serve anche di motivazioni passionali e particolari per raggiungere attraverso di esse dei fini universali: si attua così la astuzia della ragione;
nella storia si evidenziano dei personaggi di speciale portata, degli eroi o weltgeschichtlichen individuen (individui storico-universali), che sanno cogliere il sebso in cui va la storia, e sanno collocarsi su un punto di vista superiore (beché in qualche modo anche loro soggiacciano alla Astuzia della Ragione); il loro segno è il successo, e la gente comune sente che li deve seguire (si pensi a personaggi come Alessandro Magno, Cesare, Napoleone).
In particolare
Hegel ripartisce la storia in tre grandi momenti:
il mondo orientale
caratterizzato dalla sottomissione di tutti (al monarca, solo libero)
il mondo greco-romano
caratterizzato dalla libertà di alcuni (accanto però alla schiavitù di altri)
il mondo cristiano-germanico
caratterizzato dalla libertà di tutti
lo spirito assoluto
Si scandisce, ancora una volta, in tre momenti: arte, religione e filosofia.
Nell’arte l’Idea si coglie ancora avviluppata in un involucro materiale, il contenuto (l’Idea) è racchiuso in una forma (materiale):
a seconda di come si rapportino contenuto ideale e forma materiale Hegel distingue tre tipi di arte:
simbolica, in cui l’Idea è come sommersa dall’involucro materiale-oggettivo:
classica, in cui si raggiunge un equilibrio tra forma e contenuto (Hegel apprezza molto la bellezza dell’arte classica, e in èparticolare greca, quale vertice estetico insuperabile);
romantica, in cui la soggettività creativa tende a prevalere sulla oggettività materiale, per cui la forma trabocca del contenuto, che sempre meno ne soporta le regole e i vincoli; si prefigura, al termine della parabola dell’arte romantica (non limitata peraltro a ciò che comunemente si intende con tale espressione) una fine dell’arte, che deve trapassare in forme più alte e adeguate di autocoscienza spirituale.
Nella religione lo Spirito si coglie stavolta non più in un dato materiale, ma nel suo essere spirito; tuttavia lo struimento di tale cogliersi non è ancora la ragione, ma l’immaginazione, la rappresentazione, per cui permane una distanza tra finito e Infinito: Dio viene immaginato come un Essere trascendente (ciò che per Hegel è sbagliato).
Tra tutte le religioni sono da ritenersi privilegiate quelle monotestiche, che ammettono che il Divino sia Infinito. E tra i monoteismi eccelle il Cristianesimo, che i seguenti pregi:
concepisce l’Infinito come dinamico e non statico (a differenza di Ebraismo e Islam): Dio è Trinità, prefigurazione, ai suoi occhi, della sua dialettica di tesi/antitesi e sintesi;
la sua idea di Incarnazione di Dio prefigura (mitologicamente) l’idea razionale della identità tra umano e divino; quello che la fede cristiana ritiene essere vero solo dell’Uomo Gesù di nazaret, la filosofia hegeliana lo ritiene vero per l’umanità in quanto tale;
solo nella filosofia si ha una piena e perfetta autocoscienza dello Spirito, che valendosi finalmente della ragione, del concetto, si sa ormai Dio, sa di essere la totalità, l’infinito.
note
1. il divenire sembra paradossale, e si possono fare in effetti delle obiezioni, "ad esempio che è lo stesso se la mia casa, il mio patrimonio, l’aria che respiro, questa città, il diritto, il sole, lo spirito, Dio, siano o non siano:" (§88 ):
Hegel risponde che a) questi esempi concernono cose utili, e la domanda è in realtà se interessino a me (se mi siano utili, e se mi sia indifferente che siano o meno): ma la filosofia deve staccare dal criterio di utilità; b) comunque, in generale, l’essere e il nulla che si identificano non sono riempiti di contenuti determinati, ma sono vuoti.
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