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Kant ed hegel riguardo alla moralità

sabato 9 dicembre 2023, di Tobagi Admin

Pillole
Kant ed Hegel a confronto

Hegel, a distanza di qualche anno, ma in un altro secolo il 19°, fa della Filosofia Kantiana una totale critica , torna alle visioni idealistiche della storia della Filosofia , scrive la propria totale versione e visione del pensiero filosofico , partendo dalla base dialettica che " cio’ che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale".
Prendendo in esame la concezione kantiana di morale, egli la definisce fondamentalmente astratta ed individuale. In Kant rimane una morale dell’intenzione, mentre Hegel, con la sua eticità dialettica, esprime la realizzazione dell’individuo nell’ambito: familiare, della società e dello Stato. ( spirito oggettivo). Se ci si riflette sopra, la morale di Kant può in effetti sembrare quasi egoistica: un’azione risulta essere moralmente valida quando soddisfa il criterio dell’universalizzazione, ossia quando ogni uomo ipotizza il proprio comportamento come adottabile da chiunque, eppure allo stesso tempo è come se andasse a negare a priori il contrario di ciò che l’individuo considera essere il comportamento giusto da adottare. In effetti l’analisi è giusta. Infatti, riprendendo l’esempio dell’obiezione di coscienza al servizio militare, seguendo la morale di Kant è come se si andasse a vedere solo una faccia della medaglia, quella che “più ci piace”, quella che “più ci fa comodo” (in questo caso l’opporsi all’obbligo del servizio militare, ammettendo che chiunque altro possa fare allo stesso modo, ma allo stesso tempo, forse senza rendersene troppo conto, negando ad un altro individuo la possibilità di comportarsi secondo una direttrice che si discosti da quella che io considero giusta e che di conseguenza pongo come legge universale), giustificandosi in qualche modo dietro quelle che possono risultare come scuse o come banalissime semplificazioni. Kant, con la sua morale universale, ma in realtà individuale, non tiene conto della miriade di diversità che, fortunatamente e sfortunatamente, rendono ogni essere umano -potremmo dire – “unico”.
Hegel invece giunge alla conclusione che l’unica norma morale priva di contraddizioni sia quella costituita dalle leggi dello Stato. Hegel colloca la morale all’interno dello Spirito Oggettivo ed il percorso dialettico che la contraddistingue può essere così riassunto:

1)Tesi: diritto astratto;

2)Antitesi: manifestazione del valore del singolo, la libertà della persona, la volontà̀ soggettiva;

3)Sintesi: l’eticità̀, ovvero il luogo dove avviene il bene, tramite la famiglia, la società̀ civile e lo Stato.
Hegel attua una divisione tra vera etica e morale (eticità). È una distinzione fondamentale, su cui probabilmente si dovrebbe basare un po’ di più la nostra società, una suddivisione a cui dovremmo ispirarci. Vivendo in una società, è indiscutibile che debbano esistere delle leggi che vadano a regolare la pacifica convivenza, o perlomeno il tentativo di pacifica convivenza. Risulta anche abbastanza logico il ragionamento di Hegel e quindi è facile trovarsi in accordo con lui, specialmente per quanto riguarda il fatto che sia necessario che chi rappresenta lo Stato non abbia interessi privati.
Questo ultimo punto purtroppo nel mondo in cui viviamo, non trova quasi mai applicazione: sembra come se la classe politica, che dovrebbe guidare il Paese ed il popolo verso un benessere progressivamente maggiore, sia entrata in quell’ambiente solo per avere dei tornaconti personali. Troppe volte si sente parlare di favoreggiamenti, di sotterfugi, addirittura di crimini commessi e rimasti impuniti.
Se invece si seguisse il principio enunciato da Hegel, e sopra riportato, si andrebbe ad agire nell’interesse della popolazione e questo porterebbe sicuramente grandi vantaggi. Secondo Hegel quindi, per agire in modo veramente morale, bisogna, non partire dalla mia legge individuale e “forzarne” l’universalità, ma agire secondo la legge già effettivamente universale, quella dello Stato.
Il fatto di dover agire secondo la legge universale dello Stato, non esclude però quella che è la morale individuale, particolare di ogni individuo. Infatti, se è vero che ci dobbiamo rifare a dei principi generali, fissi, validi per tutti, poi però, ovviamente, ci sono molti aspetti della vita, specialmente quella quotidiana, in cui ci rifacciamo, più che alla vera etica, all’eticità. ( quella del singolo)
L’eticità del singolo non può non esistere. I valori che ho io, i principi secondo i quali sento di dovermi comportare, possono differire da quelli di un mio coetaneo qualsiasi, è la natura ed è forse quello che ci rende essere umani realmente umani: la diversità di pensieri, di atteggiamenti, di risposte alle situazioni che ci si presentano davanti. Però, salvo alcuni casi estremi, la moralità, l’etica dello Stato, delle sue leggi, deve essere anteposta all’eticità singola, perché si deve, o meglio si dovrebbe, sempre fare quello che si vuole – ancora più importante è il poter essere liberi di farlo – ma sempre e comunque entro i limiti per cui non si vada a recare danno agli altri. E quindi sul principio del “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” si può ritrovare, in termini kantiani, la massima che deve diventare universale, senza però imbattere nell’errore di voler imporre anche che gli altri non possano fare ciò che tu non vorresti fare. Alla fine Hegel critica la concezione kantiana di morale, in quanto fondamentalmente astratta ed individuale. In Kant rimane una morale dell’intenzione. In Hegel invece, con la sua eticità dialettica, si esprime la realizzazione dell’individuo nell’ambito familiare, della società e dello Stato, ossia nello spirito oggettivo, da cui trae la vita delle società civili. Se di Kant resta un bel ricordo di filosofo Illuminista alle porte dell’idealismo, in Hegel sappiamo di un sistema filosofico a tutto campo, che genera nuovo pensiero ed anche nuove certezze- Esse sposate assai dalla filosofia successiva di ogni parte . Poi Kant è stato interpretato e condiviso nel secolo 20° dopo la crisi del materialismo di Marx, della propria visione Comunista e della sua proposta per la rivoluzione economica e sociale del proletariato del pianeta. Sposata essa da Lenin e poi ahimè distrutta da Stalin. Ecco, dopo e soltanto dopo l’avvento e l’affermazione delle società riformiste e Democratiche del 900, le società democratiche , dopo varie vicissitudini , sono tornate a Kant, indebolito da Hegel e da altri che hanno proseguito l’opera con una nuova filosofia ed anche nuova scienza. Oggi? forse servirebbe un nuovo marxismo che non c’è. le visioni Kantiane o di altri filosofi, che in qualche modo si avvicinano alle visioni di questa necessità di un nuovo marxismo e di ciò che si ricorda e si condivide , non è attualizzabile.: si guarda oltre e si guarda avanti . Alla Fine è Hegel ad averla spuntata? Di certo non sono stati altri....

Astianatte