Centro Walter Tobagi - Pisa

Home > FILOSOFIA > SATIRA E FILOSOFIA

SATIRA E FILOSOFIA

sabato 7 ottobre 2023, di Tobagi Admin

SATIRA E FILOSOFIA SI MUOVONO INSIEME?
il padre della satira romana si riconosce in Lucilio (148-102 a.C.), che ricordiamo anche per essere stato il primo letterato di alto ceto sociale ad aver dedicato la sua vita alla scrittura, lontano dalla politica e dalle cariche pubbliche. Scrisse trenta libri di satire, ma anche di lui purtroppo ci restano solo dei frammenti. Egli, a differenza di Ennio, si concentrò esclusivamente sul genere della satira, dalla quale affiorano i temi dell’invettiva e della critica sociale. Egli scrisse una trentina di libri di cui ci sono giunti dei frammenti. Nei suoi componimenti trova posto anche la donna amata, cui sarebbe dedicato il XVI libro e che ci fa intravedere in Lucilio l’antesignano di quella poesia personale d’amore che troverà nei carmi di Catullo e nell’elegia augustea la sua massima espressione. Tra I e II secolo d.C. il genere satirico andò incontro ad una notevole trasformazione. Gli artefici di questo mutamento furono il poeta di origine etrusca Aulo Persio Flacco (34-62) e Decimo Giunio Giovenale (50/60-127) che, pur riconoscendosi eredi di Lucilio e di Orazio, apportarono importanti innovazioni. Il poeta appare più distaccato rispetto al suo pubblico. Il poeta si fa censore dei costumi e dei vizi, si erge quale giudice della società e l’invettiva si fa ancora più dura. Persio e Giovenale sono i moralisti per eccellenza della letteratura latina.
Per Persio poi la satira è lo strumento migliore per esprimere la filosofia approntata ad una continua ricerca della verità di cui egli fu seguace, lo stoicismo. Nativo di Volterra appartenente ad una famiglia della classe dei cavalieri. Si trasferì a Roma. Scrisse un libro di satire, la cui pubblicazione a cura dell’amico Cesio Basso e sottoposta alla revisione del maestro e filosofo stoico Anneo Cornuto, (che tanto aveva influenzato il suo pensiero) avvenne soltanto dopo la sua morte. Nel componimento egli si scaglia contro la pomposità di certa poesia a lui contemporanea, contro la degenerazione morale che ne è la causa; attacca la religiosità formale e ipocrita, critica uno stile di vita ignavo, esorta a conoscere se stessi (nosce te ipsum) e a raggiungere la libertà, da intendersi ovviamente secondo la dottrina stoica, e cioè come raggiungimento della saggezza attraverso l’affrancamento da vizi e passioni e, infine, deplora l’avarizia a cui si contrappone la virtù della moderazione. Invettiva, deprecazione del vizio ed esortazione alla virtù sono i cardini del messaggio che Persio vuole veicolarci attraverso i suoi versi, che tanto apprezzamento trovarono non solo fra i contemporanei ma anche tra apologisti e Padri della Chiesa quali Tertulliano, Lattanzio, Girolamo e Agostino, fino ad arrivare al Medioevo, mentre dal Rinascimento in poi la sua fortuna cominciò a declinare. La satira come la intendiamo noi oggi ha davvero poco da spartire con quella romana. Essa di fatto ha perso i suoi contorni netti e la sua identità è sfumata; come genere letterario autonomo è ormai venuta meno. Certamente possiamo riscontrarne il carattere e lo stile all’interno di altri contesti letterari, ma non vive di vita propria e sembra doversi necessariamente “agganciare” ad altri generi per sopravvivere. È importante non confondere la satira come genere letterario da ciò che ha un tono o un intento satirico, elementi che possono trovarsi anche in altri ambiti e sotto altra forma, come ad esempio nei romanzi, nelle poesie o nelle vignette, così come in contesti extra-letterari (persino un gesto può essere satirico).
Anche oggi, come allora, la condizione sociale sembra rivestire un ruolo cruciale nella possibilità di esprimersi liberamente. I temi di cui si può trattare o che devono invece essere evitati sono scelti da chi detiene il potere (e chi detiene il potere ha il controllo), cosicché i media appaiono come una grande orchestra al servizio dello stesso direttore; e, nel raro caso in cui qualcuno non seguisse “la melodia del potere”, il suo isolato tentativo di cambiare musica, sarebbe subito annullato dalla potenza sonora del grande complesso che lo circonda. Ecco allora che in una situazione come questa la satira può rivestire un ruolo fondamentale, esprimendo al meglio la propria capacità di andare contro corrente, rischiando spesso di esporsi alle critiche più severe. La satira però si è mostrata e si mostra utile se viene condotta con la necessaria efficacia di una giusta denuncia , altrimenti è solo polemica. Allora Satira e Filosofia possono convivere e condividersi? Se è vero come è vero che la Filosofia è Pensiero che ci conduce alla verità e quindi all’essere , la Satira convive con essa e ne corregge i percorsi verso la verità.

ASTIANATTE