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PARMENIDE DI ELEA
VISSUTO FRA IL VI° e il V° secolo a.C.
venerdì 16 giugno 2023, di
Parmenide nacque e morì in anni che non possiamo valutare con precisione. Siamo però certi che visse a cavallo tra il VI e il V secolo a. C. e che era originario di Elea, in Magna Grecia (sulle coste dell’attuale Campania). INSOMMA FU NAPOLETANO. I suoi più celebri discepoli furono Zenone e Melisso, che ricordiamo come rappresentanti della scuola eleatica.
Parmenide scrisse una sola opera, un poema in versi esametri intitolato Sulla natura.
Il poema è diviso in tre parti: un proemio, una prima parte dedicata alla via della verità (aletheia) e una seconda dedicata alla via dell’opinione (doxa).
Il protagonista del poema è Parmenide stesso, che nel suo sviluppo racconta di esser stato condotto al cospetto di una Dea, la quale gli ha rivelato l’unica Verità, insegnandogli come distinguerla da apparenze e false conoscenze.
VERITA’ ED OPINIONE IN PARMENIDE
Parmenide separa in modo netto la verità (aletheia) dall’opinione (doxa). Ciò che è, la realtà, non si confonde in alcun modo con ciò che sembra, ciò che solamente appare. Si tratta di una posizione assai comune tra i filosofi (Platone la manterrà, distinguendo tra la vera conoscenza delle idee e l’imperfetta conoscenza delle copie), ma Parmenide ne propone una versione particolarmente radicale. INFATTI verità ed errore non hanno NULLA in comune.
La Dea svela a Parmenide quali sono le sole due “VIE” che si possono pensare:
la via della Verità (aletheia) che (dice) «che è e che non è possibile che non sia»;
l’altra (la via dell’opinione, doxa), che (dice) «che non è ed è necessario che non sia».
Solo la prima via però permette di conoscere la Verità, mentre la seconda non consente di apprendere nulla, anzi, equivale a pensare il nulla, cioè a non pensare.
La via della verità, secondo Parmenide, è percorribile solo «con raziocinio», «con la ragione» (logos). Qualsiasi altra fonte di conoscenza (anche i sensi) è ingannevole. Parmenide presenta le proprie tesi seguendo le regole della logica.
L’ESSERE
Applicando un ragionamento deduttivo a partire dall’assunto secondo cui «l’essere è, il nulla non è», Parmenide scopre alcune caratteristiche dell’essere.
l’ Essere è :
ingenerato e incorruttibile (altrimenti, prima di essere generato non-sarebbe-stato e dopo la corruzione non-sarebbe più);
omogeneo, cioè uguale in ogni sua parte (se comprendesse delle differenze sarebbe in un modo o per un aspetto e non-lo-sarebbe per un altro);
immobile (se si muovesse non-sarebbe più in un luogo in cui prima era);
atemporale (se no non-sarebbe più ciò che prima era);
indivisibile (altrimenti una sua parte non-sarebbe le altre);
finito (perché se fosse infinito mancherebbe di qualcosa).
Il mutamento e il movimento sono impossibili .
Se l’essere è immobile, ingenerato, omogeneo e indivisibile, allora il movimento e i mutamenti che vediamo nel mondo sono solo illusioni.
Secondo Parmenide, in realtà il mutamento non esiste, in verità niente cambia né si muove.
LA VIA DELLA OPINIONE
Nei frammenti della seconda parte del poema che si sono conservati la Dea espone a Parmenide «le opinioni dei mortali», cioè quella conoscenza delle apparenze a cui sola può aspirare chi NON conosce la verità.
Parmenide presenta iN questi frammenti le migliori opinioni sulla PHYSIS che si possano formulare a partire da un’illusoria conoscenza fondata sui sensi e non sulla ragione. Queste opinioni, tuttavia, restano false, perché l’unica verità è «che è» e si tratta di una verità metafisica. Della physis, che è il mondo del mutamento e quindi delle apparenze, non si può dire alcunché di vero.
Filosofia presocratica: La tesi parmenidea sull’impossibilità del mutamento è una rivoluzione rispetto alle posizioni degli altri filosofi presocratici, che avevano cercato di individuare l’arché, cioè proprio quell’elemento che si mantiene stabile al di là del mutamento. Ciò che cambia (per esempio una mela che prima è acerba e poi matura e marcisce) deve in qualche modo rimanere uguale (deve rimanere la stessa mela, che attraversa il processo di maturazione).
Ma in che senso è la stessa mela, cosa della mela rimane uguale? I filosofi si chiedevano proprio questo: cosa si mantiene stabile nei cambiamenti? Qual è il principio (arché) di tutte le cose? La tesi di Parmenide è rivoluzionaria proprio perché non individua l’arché come elemento determinato. L’essere parmenideo non è questo o quell’elemento specifico (per esempio l’acqua, come voleva Talete, o l’aperion, come sosteneva Anassimandro). L’essere semplicemente è, e basta, è assolutamente indeterminato. Dunque, il mutamento non esiste, cosa che non era immaginabile per i filosofi precedenti e che farà discutere a lungo i successivi.
Per aver sostenuto una tesi neo-parmenidea, alla fine degli anni Sessanta, Emanuele Severino, un filosofo italiano, fu mandato via dall’Università Cattolica di Milano nella quale insegnava.
Secondo Parmenide DUNQUE i sensi (vista, tatto, udito) non sono fonti di conoscenza vera. Ciò che vediamo, tocchiamo e sentiamo è mera apparenza. Solo la ragione, o meglio solo la logica, conduce alla verità. È una tesi radicale, perché implica che il mondo in cui viviamo, nella sua infinita varietà di aspetti e nella sua incessante mutazione, non ha alcuna verità. È una tesi QUESTA che può sembrare assurda, perché contraddice drasticamente il senso comune.
Le differenze e il mutamento sono illusioni Non è forse evidente a chiunque che esiste differenza tra giorno e notte, fra un La e un mi IN MUSICA, fra un cappello e un paguro, fra una gara tiro e i numeri dispari? L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito proprio perché viviamo in un modo popolato di differenze, un mondo molteplice. Parmenide prende posizione esattamente contro questa affermazione che ci pare così evidente, affermando che le differenze e il mutamento sono illusioni, apparenze.
Cos’è l’essere? Le differenze e i cambiamenti sono illusioni, cioè secondo Parmenide sono non-essere, e perciò impossibili. Solo l’essere è. Ma cos’è l’essere? Non c’è risposta a questa domanda nel poema di Parmenide. L’essere è, solo questo si può dire, perché se lo definissimo dicendo che l’essere è questo, o quello, di nuovo si presenterebbe la molteplicità e la differenza. Dunque, l’essere è, il nulla non è.
L’EREDITA’ DI PARMENIDE
Diversi filosofi successivi, anche alcuni filosofi contemporanei, hanno discusso le tesi di Parmenide: l’unicità dell’essere, e quindi la negazione della molteplicità, e l’assoluta impossibilità del non essere, e quindi delle differenze.
UNO, PLATONE
Platone, che nel dialogo a lui dedicato, il Parmenide, lo indica come un padre filosofico “venerando e terribile”, nel Sofista compie nei suoi confronti quello che chiama un “parricidio”. Platone aveva bisogno di affermare l’esistenza di una qualche differenza fra le idee, che sono molteplici e non Una come l’essere parmenideo. Quindi, contro Parmenide, Platone afferma che una qualche forma di non-essere è possibile, un non essere che non sia il nulla, ma il diverso.