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LA GUERRA DAL IX° SECOLO AI NOSTRI GIORNI

giovedì 5 maggio 2022, di Tobagi Admin

Astianatte Scacceri
27 m ·
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COSA ACCADEVA IN ITALIA MA ANCHE IN EUROPA NELLA PRIMA META’ DEL IX° SECOLO.
QUESTO FU L’ANNO IN CUI SI LEGGEVA ALLA INTRODUZIONE DEL MANISFESTO DEL PARTITO COMUNISTA SCRITTO DA MARX ED ENGELS : "UN FANTASMA SI AGGIRA PER L’EUROPA SI CHIAMA COMUNISMO "
Vediamo di fare chiarezza: il 1848 rappresentò il punto di svolta che cambiò radicalmente l’intera Europa.. nel febbraio di quell’anno la monarchia francese di Luigi Filippo cadde e venne la repubblica.. Nelle stesse ore Re Ferdinando ii° delle due Sicilie, dopo le sommosse del Popolo, acconsente la Costituzione. Nel mese di marzo la stessa Vienna e Berlino vengono coinvolte nella ondata rivoluzionaria. Dal canto loro Pio IX° e Carlo Alberto di Savoia , concedono anch’essi una Costituzione . Per Carlo Alberto si chiamò Statuto Albertino . A seguire il 17 marzo a Venezia , il giorno seguente a Milano con l’inizio delle cinque giornate , per finire 23 marzo con la dichiarazione di guerra all’Austria di Carlo Alberto di Savoia. Quando Carlo Alberto varca il Ticino, col sostegno anche del re di Napoli , di Pio IX° e del granduca di Toscana. Questo attacco costringe le truppe austriache di Radetzky a ritirarsi nel quadrilatero fortificato formato, come si sa , da Verona, Mantova, legnago, Peschiera del Garda. Il giorno prima, il 22 marzo a Brescia, viene firmata la capitolazione della guarnigione Austriaca li presente, con la costituzione di un governo provvisorio guidato da Luigi Lechi. Con questo attacco che dette inizio alla prima guerra di indipendenza, poi ci fu la reazione austriaca ,. Era prevedibile tutto questo, visto che l’anima per l’Unità Nazionale non era ancora matura , con Pio IX° che rivede le proprie posizioni contro l’Austria, la qual cosa induce anche Ferdinando II° del regno di Napoli e il Granducato di toscana , ad un passo indietro. Poi il 26 luglio i Piemontesi vengono sconfitti a Custoza e il 9 agosto si firma l’armistizio di Salasco. Brescia viene riconquistata dall’Austria, con la conquista anche del Castello di Brescia la settimana successiva. Poi a gennaio del 1849, la situazione si complica ancora di più, L’Austria impone una multa di 520.000 Lire austriache alla stessa Brescia .Infine il 12 marzo del 1849 Carlo Alberto, rompe l’armistizio stipulato mesi prima e riapre le ostilità con L’Austria. Il 22 marzo Tito Speri, tornato a Brescia organizza un comitato clandestino di volontari di sollevazione popolare. Dal 23 marzo al 1° Aprile si consumano infine le 10 giornate di Brescia , fra l’ardimento e l’eroismo dei volontari . 1º aprile :
La città dopo una notte di scontri e violenze inaudite è in mano alla truppe austriache e quindi la capitolazione è vicina. Il Municipio decide di mandare in Castello il padre francescano Maurizio Malvestiti a trattare con il generale Haynau, il quale chiede la resa incondizionata per discutere la tregua. Il Municipio accetta la resa ma la situazione non si normalizza e sacche di resistenza continuano a macchia di leopardo in tutta la città. Ad aggravare la situazione arrivano in città altri venti battaglioni austriaci (circa quindicimila uomini) a dar manforte alle truppe presenti e le brutalità nei confronti della popolazione si moltiplicano. La notte sigla la capitolazione e ha così fine la "Decade Bresciana"...
A Livorno invece : L’assedio di Livorno fu un episodio della storia risorgimentale italiana che vide la conquista e il sacco della città toscana da parte dell’esercito austriaco, maggiore in numero e in artiglierie.
In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza livornese nella difesa fatta nelle giornate del 10 ed 11 maggio 1849, nel 1906 il gonfalone della città di Livorno fu decorato con la medaglia d’oro al Valore "benemerite del Risorgimento nazionale". Dopo l’avvistamento degli austriaci, all’alba del 10 maggio 1849, le campane del Palazzo Comunale di Livorno lanciarono il primo allarme, che in breve risuonò in tutti i campanili della città. Costantino d’Aspre offrì la resa ai livornesi, ma in risposta le porte vennero chiuse e i bersaglieri di Bartelloni fecero fuoco sugli austriaci. Alle 6 del mattino si udirono i primi colpi di cannone dalla trincea situata in località Santo Stefano ai Lupi.[2]
Successivamente i difensori della città effettuarono alcune uscite di ricognizione nei dintorni della città; alle 8 i cannoni livornesi spararono agli austriaci nei pressi della Porta San Leopoldo. Intorno alle 9 tutte le formazioni di ricognizione furono costrette a effettuare una ritirata dentro le mura, mentre dal Forte San Pietro i cannoni dei rivoltosi sparavano ancora con successo. Durante il corso della mattina, dalle mura adiacenti alla Barriera Fiorentina e alla Porta San Marco le compagnie di volontari e le milizie popolari fecero fuoco sugli austriaci, i quali erano intenti a circondare la città.[3] Successivamente, gli uomini guidati da Bartelloni si spostarono sulle case vicine e sul campanile della chiesa di San Giuseppe. Nella notte, caratterizzata da un violento temporale, gli spari cessarono.
Il mattino seguente Andrea Sgarallino ispezionò le barricate di via Solferino, dinnanzi alla Porta San Marco, mentre il vescovo Girolamo Gavi convocò i consoli di Francia, Inghilterra e Stati Uniti per un tentativo di mediazione, rivelatosi vano. Alle 7 gli austriaci riversarono tutta la loro potenza di fuoco contro la città ed in particolare contro il Forte San Pietro e la non distante cinta daziaria di Porta San Marco. Proprio in prossimità della porta, l’esercito austriaco riuscì ad aprire una breccia, costringendo i difensori a ripiegare dietro le barricate. Al seguito delle truppe austriache vi era anche Bettino Ricasoli, che per i livornesi ebbe esclusivamente parole di disprezzo. Malgrado l’estrema resistenza, alle 10:30 la città fu completamente occupata dalle truppe del d’Aspre, che invasero caserme e fortilizi.
La città fu saccheggiata dagli austriaci, che intanto uccisero coloro che ancora stavano opponendo resistenza. Le perdite tra i difensori della città furono, secondo lo storico Piombanti, circa 90, ma le fonti sono discordanti.
Bartelloni stesso, per non fuggire, insultò una guardia, venne riconosciuto e fucilato. Altre esecuzioni, senza processo, si tennero al Lazzaretto di San Jacopo. Dopo una settimana di saccheggi, il d’Aspre fece sospendere il sacco e chiese il pagamento di 400.000 fiorini.[ Poi riprese il cammino verso Roma.
Alcuni decenni dopo i resti dei livornesi fucilati dagli austriaci furono trasferiti nel cimitero comunale dei Lupi e fu dato incarico a Lorenzo Gori di scolpire un monumento commemorativo. Nel 1889 alcune lapidi in memoria dei combattenti livornesi furono poste all’esterno della Porta San Marco.
Poi come si sa, le cose, gli avvenimenti storici, le guerre, del IX° secolo sono proseguite, ma alla fine l’Unità di Italia fu fatta e si concluse con la Breccia di Porta Pia nel 20 settembre, del 1870.
Prosegui poi ahimé nel XX° secolo non soltanto in Italia ma in tutta L’Europa e nel mondo, col 1° e 2° conflitto mondiale , da cui alla fine sono nate le odierne geografie del pianeta. . Oggi? Siamo alla revisione di quelle geografie e per questo la Federazione Russa, dopo l’implosione della Unione Sovietica , URSS , voluta da Stalin impropriamente in nome e per conto di quel libricino, che si intitola " Manifesto del Partito Comunista", intende proporre la propria versione , facendo intanto una guerra di invasione della Nazione Ucraina, senza alcuna certezza riguardo al proseguo di altre invasioni. L’intero piane dunque, ancora una volta di fatto sta in geurra e L’Europa , come sempre, sta al centro di questo insuperabile e inguaribile malanno che si chiama GUERRA. Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime settimane.