Centro Walter Tobagi - Pisa

Home > FILOSOFIA > IL PENSIERO TEORETICO DI KANT

IL PENSIERO TEORETICO DI KANT

mercoledì 30 marzo 2022, di Tobagi Admin

Kant fonda l suo pensiero filosofico , col fare la critica alla metafisica , che alla fine relega nella Ragione la quale si concorda col soprannaturale. Tutto il resto lo rinvia alle sensazioni , all’Intelletto e alla sua rivoluzione copernicana filosofica che stabilisce non essere più l’uomo a girare intorno agli oggetti sensibili, ma sono gli oggetti sensibili a girare intorno all’uomo. Vediamone gli sviluppi :
KANT E Il PROPRIO PENSIERO
I principi della conoscenza umana sono giudizi o proposizioni. La conoscenza implica il pensiero, e pensare è giudicare. Kant propone così la propria classificazione dei giudizi.
Kant classifica i giudizi secondo la duplice divisione in analitici e sintetici e in a priori e a posteriori, cioè secondo l’ampliamento della conoscenza e la dipendenza dall’esperienza.
i giudizi analitici sono puramente esplicativi e non ampliano la nostra conoscenza, i giudizi sintetici al contrario non sono puramente logico-analitici e ampliano la nostra conoscenza. Poi i giudizi a priori sono assolutamente indipendenti dall’esperienza, i giudizi a posteriori al contrario dipendono essenzialmente dall’esperienza sensibile e dai fatti del mondo.
Basandosi essenzialmente sul principio logico di non contraddizione i giudizi analitici sono semplicemente a priori.
I giudizi sintetici possono invece per Kant riferirsi all’esperienza o alla pura ragione ed essere quindi rispettivamente a posteriori o a priori.
Alla possibilità di giudizi sintetici a priori corrisponde in Kant la possibilità di anticipare la forma del mondo fenomenico umanamente conoscibile.
Ed ecco su sostanza, causalità e induzione il rovesciamento da Hume a Kant.
Sostanza e causalità sono per Kant forme razionali pure della conoscenza oggettiva capaci di ordinare ogni possibile materiale dell’esperienza sensibile diventando principi della realtà fenomenica.
Sostanza e causalità e gli altri principi della realtà fenomenica esprimono per Kant la legislazione formale razionale pura dell’universo garantendo l’uniformità della natura, come principio della conformità cosmica a leggi il quale principio giustifica quello di induzione, come principio della conclusione della conformità del futuro al passato.
Sostanza, causalità e induzione sono principi fondati sulla ragione pura: il riconoscimento delle forme razionali pure come costitutive dell’oggetto della conoscenza portava Kant alla sua critica della ragion pura.
La ragione è la nostra umana capacità di conoscere e la critica della ragione è l’indagine sul potere e sui limiti della ragione così intesa.
La ragione pura definisce i modi della conoscenza a priori o indipendente dall’esperienza sensibile.
La critica della ragion pura è così l’indagine su potere e limiti della umana capacità di conoscere a priori.
L’indagine sulle modalità della conoscenza a priori è da Kant definita trascendentale.
Infatti dice: «Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non tanto di oggetti quanto invece del nostro modo di conoscere gli oggetti nel senso che tale modo deve essere possibile a priori».
Per l’indagine su potere e limiti della nostra ragione la filosofia di Kant è filosofia critica o criticismo; per l’indagine sulle forme pure della ragione come modi a priori della conoscenza umana la filosofia di Kant è filosofia trascendentale o trascendentalismo.
La filosofia di Kant è dunque critico-trascendentale.
Secondo l’impostazione critico-trascendentale Immanuel Kant distingue materia e forma e le facoltà della conoscenza umana.
La conoscenza umana prevede il concorso delle due facoltà o capacità della nostra mente: la ricettività passiva della sensibilità e la spontaneità attiva dell’intelletto.
Per Kant «vi sono due ceppi della conoscenza umana… cioè sensibilità e intelletto: attraverso la prima gli oggetti ci sono dati, attraverso il secondo essi sono pensati» .
La sensibilità è la fonte della materia della conoscenza umana.
Per materia Kant intende le sensazioni.
la materia è per Kant l’elemento indeterminato, indefinito. La determinazione, la definizione degli elementi indeterminati, indefiniti dipende dalla forma. La forma è per Kant l’elemento determinante e definisce la conoscenza umana.
Per Kant le forme ordinano il materiale sensibile introducendo nella nostra conoscenza gli elementi razionali puri che rendono possibile la conoscenza a priori.
Conoscenza a priori o indipendente dall’esperienza è per Kant possibile nella scienza. La matematica è per Kant scienza pura basata su giudizi sintetici a priori.
Sintetici a priori sono per Kant anche i principi della fisica.
Sapere a priori è per definizione la metafisica.
Per Kant la metafisica esprime l’esigenza naturale della ragione umana di portare ad unità la nostra esperienza.
Per Kant la metafisica non è tuttavia scienza, perché supera i limiti dell’esperienza possibile.
La metafisica è quindi il “campo di battaglia” di contrasti senza fine.
Gli oggetti della metafisica tradizionale sono Dio, la liberta e l’immortalità dell’anima e in Kant perdono significato conoscitivo ed assumono significato morale diventando postulati della ragion pura pratica.
La definizione della metafisica come sapere a priori è da Kant affrontata secondo la sua rivoluzione copernicana filosofica.
Non è il soggetto conoscente a ruotare attorno all’oggetto della conoscenza ma è l’oggetto della conoscenza a ruotare attorno al soggetto conoscente.
Fuor di metafora, per Kant, è la realtà oggettiva fenomenica a corrispondere alla ragione umana che la costituisce ordinandola secondo le sue forme pure.
Ecco in Kant idea e divisione della critica della ragion pura.
Nella conoscenza umana il materiale sensibile è ordinato secondo le forme pure della nostra ragione come facoltà o capacità conoscitiva.
Di tutto questo comparto della sensibilità e delle sue forme pure o a priori si occupa l’estetica trascendentale.
Invece del pensiero e delle forme pure dell’intelletto e della ragione in senso stretto si occupa la logica trascendentale, rispettivamente nell’analitica e nella dialettica trascendentali.
Come dottrina della sensibilità, l’estetica trascendentale da inizio alla teoria della conoscenza.
Ogni nostra conoscenza comincia coll’esperienza sensibile, la quale stimola e attiva l’umana facoltà di conoscere. Le nostre sensazioni sono per Kant prodotte però dall’incontro del soggetto conoscente senziente con la cosa in sé o “noùmeno”. Definito Come realtà essenziale indipendente dalla mente umana.
Per Kant la cosa in sé è noumeno perché è semplicemente pensabile e non conoscibile, rappresentando la causa problematica delle nostre sensazioni: le sensazioni costituiscono la materia Della conoscenza e sono modificazioni o affezioni della sensibilità come capacità di ricevere i dati sensibili e di strutturarli ordinandoli secondo le sue forme razionali pure a priori; l’ordinamento strutturale del materiale sensibile secondo le forme pure della ragione costituisce i fenomeni e il mondo fenomenico come realtà oggettiva umanamente conoscibile.
I fenomeni sono per definizione le cose come ci appaiono e rappresentano per Kant l’unica realtà che l’uomo possa conoscere. il fenomeno è opposto alla cosa in sé, la quale rappresenta idealmente l’essenza del mondo.
Come fenomeni gli oggetti sono per Kant disponibili alla mente umana già a livello della sensibilità.
Essi sono come dati risultanti dall’interazione tra il mondo in sè e la nostra sensibilità, così che le sensazioni sono da noi immediatamente organizzate in percezioni.
Come oggetti immediati della sensibilità le nostre percezioni sono da Kant definite intuizioni.
Secondo Kant nell’uomo le intuizioni sono solo sensibili, mentre l’intuizione intellettuale riguarda il creato, ed è solo di Dio.
Alla materia rappresentata dalle sensazioni si accompagnano per Kant le due forme pure dell’intuizione sensibile: lo spazio e il tempo.
Le forme sensibili pure spazio-temporali sono per Kant condizioni della percezione.
Come coscienza sensibile, la percezione prevede per Kant l’inquadramento delle sensazioni nello spazio e nel tempo.
Lo spazio è la forma del senso esterno ed introduce le relazioni sensibili esteriori, il tempo invece è direttamente la forma del senso interno e presiede ai rapporti sensibili interiori.
Il tempo è poi indirettamente la forma dell’intuizione sensibile in generale secondo permanenza, successione e simultaneità.
L’intuizione o percezione sensibile è per Kant espressione della ricettività della nostra mente opposta alla spontaneità del pensiero umano. Kant rileva l’indipendenza della realtà percettiva dall’intelletto e dalle sue forme pure a priori.
Le forme pure dell’intelletto sono da Kant affrontate nell’analitica dei concetti.
I concetti sono i modi del pensiero, senza i quali non c’è conoscenza, ma pensare è giudicare e quindi la conoscenza è giudizio.
Come forme a priori del pensiero i concetti sono da Kant così ricavati dalla classificazione logica dei giudizi.
La deduzione dei concetti puri dell’intelletto dalla tavola dei giudizi è da Kant definita deduzione metafisica: l’attività dell’intelletto consiste nella sintesi o unificazione di termini in un giudizio, per cui alle funzioni logiche di pensiero e giudizio, corrispondono i modi della sintesi o unificazione trasmessi dai concetti puri dell’intelletto.
Come modalità dell’unità sintetica del pensiero, i concetti puri dell’intelletto costituiscono la realtà oggettiva fenomenica, oggetto della nostra conoscenza. Per la portata oggettiva i concetti puri dell’intelletto sono da Kant, così come furono per Aristotele ma in altri modi di pensiero, definiti categorie.
Nelle categorie di Aristotele la valenza logico-linguistica rimandava alla dimensione ontologica.
La dimensione ontologica assoluta aristotelica è oggettivisticamente e realisticamente inquadrata.
Invece l’ontologia di Kant si riferisce al contrario non all’essere in sé, ma al mondo fenomenico costituito dal soggetto conoscente secondo le proprie categorie.
Il carattere soggettivo delle categorie pone la questione della loro validità oggettiva.
La giustificazione della validità oggettiva delle categorie è da Kant definita deduzione trascendentale.
La deduzione trascendentale è in Kant quindi intesa a legittimare l’applicazione delle categorie agli oggetti della nostra esperienza.
Nella deduzione trascendentale delle categorie I. Kant rileva nei concetti puri dell’intelletto le condizioni della possibilità dell’esperienza umana.
L’esperienza conoscitiva è sapere della realtà oggettiva. I presupposti della conoscenza coincidono così con i presupposti dell’oggetto della conoscenza intesi come forme costitutive della nostra esperienza conoscitiva.
La nostra conoscenza passa per Kant per l’applicazione dei concetti puri dell’intelletto o categorie agli oggetti dell’esperienza .
Nell’idea kantiana la conoscenza è sintesi o unificazione categoriale intellettuale oggettiva fenomenica, del molteplice dell’intuizione sensibile.
Principio dell’unificazione e centro della sintesi intellettuale è Kant l’Io penso o unità sintetica dell’appercezione; l’Io penso kantiano è la coscienza o autocoscienza umana come consapevolezza di sé e della propria esistenza.
La questione della possibilità di riferire i concetti puri dell’intelletto o categorie agli oggetti dell’esperienza è da Kant sviluppata nell’analitica dei principi.
tra sensibilità e intelletto media per Kant l’immaginazione.
Le categorie intellettuali possono applicarsi alle intuizioni sensibili mediante gli schemi puri dell’immaginazione.
Valorizzando la facoltà di immaginazione Kant passa dalla deduzione trascendentale delle categorie alla dottrina dello schematismo trascendentale. All’applicabilità dei concetti alle intuizioni rimanda la validità oggettiva delle categorie intellettuali.
La legittimazione della pretesa delle categorie a valere a priori degli oggetti d’esperienza è da Kant riferita alla mediazione degli schemi puri dell’immaginazione come determinazioni a priori del tempo.
Lo schematismo trascendentale è così in Kant il presupposto dell’idea delle condizioni della possibilità dell’esperienza come condizioni della possibilità degli oggetti dell’esperienza.
Dalla possibilità di costituzione dell’oggettività segue naturalmente la possibilità di giudizi sintetici a priori.
Dalla tavola delle categorie intellettive Kant può passare al sistema dei principi sintetici a priori.
I principi sintetici a priori riportano Kant alle condizioni dell’applicazione oggettiva delle categorie.
Determinando a priori il tempo, gli schemi puri dell’immaginazione trascendentale stabiliscono un ordine oggettivo nei fenomeni.
Come forma dell’intuizione sensibile in generale il tempo è l’orizzonte di ogni fenomeno umanamente percepibile, per cui non possono darsi fenomeni non temporalizzati.
Alla possibilità di inquadramento temporale oggettivo di ogni fenomeno secondo le forme degli schemi puri dell’immaginazione, corrisponde la possibilità di ordinarlo secondo le categorie o concetti puri dell’intelletto.
Corrispondentemente alla tavola dei giudizi le 12 categorie erano state da Kant ripartite in 4 gruppi di 3.
A Cui Corrispondevano i 4 gruppi dei principi sintetici a priori: 1) assiomi dell’intuizione, 2) anticipazioni della percezione, 3) analogie dell’esperienza e 4) postulati del pensiero empirico in generale; le analogie dell’esperienza corrispondono alle categorie della relazione.
Le categorie di relazione sono: 1) sostanza e accidenti, 2) causa ed effetto e 3) azione reciproca o interazione; ciascuna categoria di relazione è rappresentata in una analogia dell’esperienza. I principi sintetici a priori delle analogie dell’esperienza esprimono così rispettivamente i principi scientifici di 1) conservazione della massa o quantità di materia, di 2) inerzia e di 3) azione e reazione: il pensiero di I. Kant è scientificamente ispirato; affermando la legge del nesso di causa ed effetto e sviluppando il concetto di causa come forza determinante nel principio di causalità la seconda analogia dell’esperienza può ben rappresentare il cuore di Kant.
I principi sintetici a priori prevedono per Kant la possibilità di inquadrare il materiale sensibile in un ordine temporale oggettivo: 1) permanenza, 2) successione e 3) simultaneità oggettive sono gli schemi puri dell’immaginazione che mediano l’applicazione empirica fenomenica delle rispettive categorie di relazione secondo le corrispondenti analogie dell’esperienza; le categorie o concetti puri dell’intelletto possono così valere a priori degli oggetti dell’esperienza.
La possibilità di ordinare i fenomeni secondo le categorie dell’intelletto come forme razionali pure produce il mondo oggettivo.
Con l’imposizione delle sue regole per Kant l’intelletto è il legislatore della natura; riferendosi alle forme pure a priori il proprio idealismo è da Kant definito formale o trascendentale.
Il proprio idealismo formale o trascendentale è da Kant opposto all’idealismo da lui definito materiale: l’idealismo materiale è l’idealismo problematico di R. Cartesio e l’idealismo dogmatico di G. Berkeley e ritiene l’esistenza degli oggetti nello spazio fuori di noi rispettivamente dubbia e indimostrabile o falsa e impossibile; dell’idealismo materiale Kant propone la confutazione.
La confutazione o dimostrazione dell’insostenibilità dell’idealismo materiale è da Kant riferita al senso interno: è la coscienza empirica della propria esistenza a provare l’esistenza degli oggetti nello spazio fuori di noi. La coscienza interna fluisce nel tempo senza identità stabile; la successione interna dei fenomeni è da noi colta solo per contrasto con la permanenza della sostanza materiale esterna, la quale è dunque presupposta.
Confutato come materiale l’idealismo rimane come formale o trascendentale.
L’orizzonte della conoscenza resta in I. Kant il mondo dei fenomeni.
Al fenomeno Kant oppone la cosa in sè o noùmeno. La cosa in sè è noumeno perché è pensabile e non conoscibile.
Conoscibile è per Kant solo il fenomeno, al quale soltanto possono legittimamente riferirsi e applicarsi le categorie dell’intelletto come funzione della conoscenza umana.
Ponendo poi nella cosa in sè la causa problematica delle nostre sensazioni, Kant estende al noumeno riferimento ed applicazione delle categorie di esistenza e causalità, senza dimenticare i limiti fenomenici della nostra conoscenza.
Dalla cosa in sé o noumeno pensabile ma non conoscibile Kant passa al noumeno come concetto-limite per circoscrivere le pretese della sensibilità.
Ed ecco in Kant l’isola della verità nell’oceano dell’apparenza, l’apparenza come fenomeno o cosa per noi quale unico oggetto di conoscenza e scienza e dominio di intelletto ed esperienza, i fenomeni sensibili come esclusiva possibilità conoscitiva dell’uomo nella sua capacità di sola intuizione sensibile.
Pillole di FILOSOFIA