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MARCUSE

IL PENSIERO

domenica 26 settembre 2021, di Tobagi Admin

Marcuse dopo la seconda guerra mondiale torna in Germania per rifondare L’Istituto di ricerca sociale. La sua Filosofia affonda le radici sulle teorie di Freud, e su questa convinzione afferma che la civiltà soprattutto devono la propria affermazione alla repressione degli istinti. E’ grazie a questa repressione che le società hanno potuto garantire un ordine civile, impedendo agli individui la soddisfazione delle proprie pulsioni. Il filosofo pone l’attenzione sulla società composta da classi sociali. Infatti secondo Marcuse v’è da fare una distinzione fra il controllo degli istinti e l’impiego di tutte le energie sociali per scopi lavorativi e produttivi, che di fatto sostituiscono la rimozione degli istinti. Però non è cosa questa causata dalla civiltà. Secondo lui questa alienazione degli istinti ha trasformato il corpo umano, dando ad esso una sessualità intesa soltanto come un fatto di procreazione, rivolgendo poi ogni sforzo verso il lavoro e la produzione. Se così stanno le cose si torna alle origini del Cristianesimo riguardo alla procreazione e si affermerebbe l’idea Marxista _leninista di Società ,classi sociali, mezzi di produzione e lavoro. Marcuse però vede nel lavoro e la produzione il successo della vita, che gli esseri umani hanno imparato ad accettare dalla Storia del loro impegno e delle loro fatiche, come elemento naturale, piuttosto che vivere in una diversa e più completa armonia fra di loro. Tuttavia questo stato di cose delle società fondate sulla affermazione della produzione lavorativa, alla fine non è in grado di mettere a tacere tutti gli impulsi individuali e di conseguenza si registra un ritorno del represso ritrovabile nell’arte , che da sempre esprime il bisogno umano della evasione e della libertà. Marcuse raffigura questa visione estetica nelle figure di Orfeo e Narciso. Infatti il primo rappresenta un ordine soprannaturale delle cose, dove v’è un ordine senza repressione, mentre l’altro implica una esistenza tutta dedita alla bellezza e alla sua contemplazione. Insomma queste due figure sono una forma di ribellione contro la logica del lavoro e della fatica.
La Filosofia invece , a differenza dell’Arte elogia la Ragione e così facendo va contro il principio di prestazione che invece elogia sensi e passioni. La Filosofia dunque si domanda se ci può essere un altro modo per ottenere una società repressiva. Prosegue poi con l’accusa contro la tecnologia . Infatti afferma che questi mezzi di produzione rendono l’uomo ad una sola dimensione , ossia un individuo alienato dalla società, dove la ragione si identifica con la realtà che è tutta tecnologica, cioè non si distingue più alcun distacco fra ciò che è e ciò che dovrebbe essere e abbaglia l’uomo dando ad esso una visione della realtà opposta a ciò che veramente è.
La tecnologia però non riesce a risolvere tutti i problemi,. Infatti v’è in essa una contraddizione importante tra la soddisfazione dei bisogni primari individuali e una politica che non permette loro di essere soddisfatti. Questo allora fa si che gli alienati non siano più quelli a cui faceva riferimento Marx nella sua società , ma siano quelli esclusi da questo tipo si società ossia gli stranieri,, gli inabili, i poveri. Questi soggetti costituiscono il grande rifiuto ossia l’opposizione a questo tipo di società.
Marcuse ripone fiducia in questi gruppi di individui perché secondo lui sono gli unici che possono rompere col presente . Però resta scettico che questi possano svolgere una azione concreta e risolutiva dei problemi. Per questo parla di un progetto utopico.