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pillole di filosofia della conoscenza da HUMME A E. MACH
venerdì 16 luglio 2021, di
DI FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA : PILLOLE
FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA DI HUME
La conoscenza consiste di relazioni che la mente pone tra idee; nel caso della
geometria, queste relazioni "si possono scoprire con una pura operazione di
pensiero, senza alcuna dipendenza da cose che esistano in qualche parte
dell’universo". Le proprietà e relazioni matematiche, in quanto sono dedotte
secondo il principio di non-contraddizione da idee presupposte per definizione,
sono conosciute necessariamente. Ma la conoscenza delle cose di fatto nasce
dalle relazioni tra impressioni sensoriali e queste non sono mai necessarie. Nelle
relazioni causali tra eventi, come per esempio nel movimento di una palla di
biliardo causato dall’urto di un’altra palla in movimento, noi percepiamo contiguità
nel tempo e nello spazio di due eventi, precedenza temporale dell’evento pensato
come causa su quello pensato come effetto e congiungimento costante di eventi
dei due tipi. Ma ogni conoscenza empirica è fondata ``sulla supposizione che il
corso della natura continuerà uniformemente lo stesso’’. Questa supposizione è
fondata unicamente sull’abitudine, su una inclinazione dell’animo umano che ci
consente di adattarci all’ambiente, non su un fondamento teorico necessario.
Anche se abbiamo visto che il sole si è finora levato ogni mattina non vi è alcuna
ragione necessaria per attendersi che continuerà a levarsi in futuro. La necessità
causale esiste sono nella mente conoscente, non nella realtà. Inoltre "noi non
abbiamo alcuna idea di sostanza che sia distinta da quella di una collezione di
qualità particolari; l’idea di una sostanza non è che una collezione di idee
particolari unite dall’immaginazione". Lo stesso io individuale non è che una
collezione di percezioni del "senso interno": l’inferenza di Descartes dalla
consapevolezza dei propri atti di pensiero all’esistenza di una "sostanza che
pensa" (penso, dunque sono) non ha alcun valore di conoscenza necessaria.
KANT : LE SUE CONCLUSIONI SUL METODO
2. Le conclusioni della filosofia kantiana.
La conoscenza è orientata da strutture a priori quindi innate (spazio e tempo, categorie, Io penso,
schema trascendentale) che applicandosi al materiale fornito dall’esperienza fondano la conoscenza.
La conoscenza si fonda sul fenomeno ovvero sulle cose che ci appaiono e non sul noumeno (dal
greco noúmenon che significa “pensato”) ovvero sulle cose che non sono fenomeni ma solo pensati
come lo sono Dio, l’anima etc.
La matematica e la fisica sono le uniche scienze e la metafisica non è una scienza proprio perché il
suo oggetto non è fenomenico. L’esistenza di Dio non può essere dimostrata con le tradizionali
prove razionali.......-
ERNST MACH
LE CONCLUSIONI DI ERNST MACH SONO DUNQUE CHE LA REALTA’ E’ IL MONDO DELLE SENSAZIONI CHE LA DETERMINANO E RENDONO POSSIBILE LA SCIENZA. QUINDI AL CENTRO NON STA IL MONDO DELLE REALTA’ MA LE SENSAZIONI CHE SI HANNO DI ESSO. E ANCHE QUI TROVIAMO UN’ALTRA RIVOLUZIONE COPERNICANA. COME PER KANT NON E’ L’UOMO CHE SI ADATTA ALLA RELTA’ ESISTENTE , BENSI LA REALTA’ ESISTENTE SI ADATTA ED E’ QUELLA PENSATA DALL’UOMO ATTRAVERSO STRUTTORE A PRIORI (INNATE) SPAZIO, TEMPO CATEGORIE, IO PENSO, SCHEMA TRASCENDENTALE.
MACH INFINE VENNE ALLA CONCLUSIONE CHE L’INTERO UNIVERSO NON E’ UN INSIEME DI MATERIA CHE OPERA E VIVE IN AUTONOMIA, SINGOLARMENTE. OGNI OGGETTO INTERAGISCE SULL’ALTRO E LO MODIFICA . E QUESTO FU UN CONCETTO FONDAMENTALE CHE APRI LA STRADA ALLA TEORIA DELLA RELATIVITA’ GENERALE DI ALBERT EISTEIN RIGUARDO ALLE FORZE GRAVITAZIONALI.
FORSE, LA CONOSCENZA SCIENTIFICA MODERNA HA AVUTO COME BASE IL PENSIERO DI HUME ?
...anche se abbiamo visto che il sole si è finora levato ogni mattina non vi è alcuna
ragione necessaria per attendersi che continuerà a levarsi in futuro. La necessità
causale esiste sono nella mente conoscente, non nella realtà. Inoltre "noi non
abbiamo alcuna idea di sostanza che sia distinta da quella di una collezione di
qualità particolari; l’idea di una sostanza non è che una collezione di idee
particolari unite dall’immaginazione". Lo stesso io individuale non è che una
collezione di percezioni del "senso interno": l’inferenza di Descartes dalla
consapevolezza dei propri atti di pensiero all’esistenza di una "sostanza che
pensa" (penso, dunque sono) non ha alcun valore di conoscenza necessaria.
PUO’ ESSERE CHE HUMME SI SIA RESO ASSAI UTILE.