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PILLOLE DI FILOSOFIA
La filosofia ellenistica
mercoledì 22 dicembre 2021, di
PILLOLE DI FILOSOFIA
LA FILOSOFIA ELLENISTICA: Alessandro Magno, con la fondazione dell’Impero, superò la formula delle Città Stato dei Greci, per andare verso una realtà universale. Il Pensiero Greco si espande così in tutto il mondo allora conosciuto. Le conoscenze greche, in questa nuova e più ampia evoluzione di incontri con altri popoli affronta anche forme di conoscenza non greche. Da ricordare che i periodi ellenistici furono due : il primo quello dalla conquista della Grecia da parte di Alessandro Magno dal 346 aC. ( anno in cui mori anche Alessandro Magno) al 146 aC. anno questo della conquista della Grecia da parte dei Romani, da inizio al secondo periodo ellenistico , che dura fino al V° secolo d. C. Ellenistico dunque indica la cultura Greca nei paesi conquistati da Alessandro Magno
Infatti questo significa che ci si incammina verso Il processo dell’ellenizzazione di un territorio più grande assai, che comporta vantaggi e svantaggi. La lingua greca diventa comunque lingua ufficiale dell’Impero. Alessandro Magno però fa perdere di importanza alle poleis : l’uomo greco non è più cittadino, ma suddito. Nel caso della filosofia la Grecia però detiene il suo primato. Con l’età ellenistica la filosofia e la cultura vengono praticate nelle scuole , quindi non esistono più filosofi isolati.
Riguardo alle Scuole, ci fu L’ Accademia platonica, che divenne neoplatonismo, in quanto si espande in tutta Europa. A seguire il liceo di Aristotele, con due nuove scuole dopo la sua morte morte: la Stoà Pekile, (porto dipinto) dove insegnano gli stoici, questa ha una vasta risonanza in tutto il mondo pagano. Segue il Giardino, fondata da Epicuro.
Gli Stoici, gli Scettici ed Epicuro operano in un momento nel quale la filosofia non si occupa più di politica, ma insegna all’uomo come vivere. Vengono sviluppate soprattutto l’etica e la morale. Cosi che la questione religiosa diventa principale nel pensiero di questi filosofi. Nasce poi, da qui, il Cristianesimo che, in pochi secoli, conquista il mondo allora conosciuto. Il Cristianesimo poi finisce per sposarsi con gli stoici, gli scettici e gli epicurei, in quanto si pone l’obbiettivo dell’etica e della morale: il Cristianesimo e la filosofia ellenistica si pongono le stesse domande, ma danno risposte differenti.
Stoicismo: Il fondatore dello Stoicismo è un pensatore greco: Zenone vive ad Atene e lì fonda la sua scuola (Stoà), nato nel 332 muore suicida nel 264. La sua scuola ospitò moltissimi allievi e durò per secoli alimentandosi delle dottrine di Zenone. Egli aveva come punto di riferimento altri filosofi greci (soprattutto Socrate). Gli allievi principali di Zenone, fondamentali per lo Stoicismo, furono Cleante e Crisippo. Poco però si conosce di questi filosofi. Comunque nello Stoicismo la filosofia va intesa come arte del vivere e ciò che bisogna fare per vivere (questione etica). L’altra questione è quella logica quale condizione che permette la felicità è il sapere, la conoscenza. La Secondo la logica le virtù si acquisiscono con la conoscenza . La logica si occupa del pensiero e del discorso che si ricava da esso. Quando il discorso è lungo la logica è chiamata retorica, quando è breve è chiamata dialettica. Sia l’una che l’altra hanno lo scopo di fare in modo che i discorsi risultino veri. Sul criterio che fissa la verità di un discorso gli Stoici hanno posizioni diverse: Una è la RAPPRESENTAZIONE CONCETTULE . Consiste in un atto della ragione che afferra e comprende l’oggetto. L’altra è la RAPPRESENTAZIONE CATALETTICA. Consiste nel conoscere una natura passiva; azione dell’oggetto che imprime una rappresentazione sulla ragione. Le persone non rimangono passive in quanto vengono elaborate. La concezione passiva e attiva cooperano tra loro, hanno uno stretto nesso. I sensi sono passivi, ma l’intelletto li elabora. Gli Stoici dunque erano divisi. Se si accetta la visione catalettica bisogna ammettere che il conoscere non dipende dal soggetto ma dall’oggetto, le cose si imprimono sulla nostra anima, cioè le idee. Gli Stoici ritengono che il soggetto possa, in assenza dell’oggetto, rievocare un’idea: questo è chiamato anticipazione. Secondo gli Stoici la conoscenza è cumulativa e progressiva (cresce nel tempo attraverso le esperienze). Il giudizio è formato dall’unione di più idee. Per gli Stoici il ragionamento ha senso in quanto è l’insieme di più giudizi. Pensano che i giudizi possano essere sia apodittici (sillogismi di Aristotele) che anapodittici (ipotetici, verosimili; non c’è un termine medio e non è sempre vero). Il segno: Scienza moderna fondata dagli Stoici: semiotica (scienza dei segni). Segno: qualcosa che sta al posto di qualcos’altro con un significato triangolo semiotico: segno costituito da un significato (contenuto), da un significante(espressione) e dalla cosa designata (referente). Secondo Derrida "ogni grafema è per essenza testamentario": rievocare qualcosa che non c’è, che è scomparso. L’essenza del segno è il rimandare: un segno sta al posto di qualcos’altro in quanto si evoca qualcosa che non c’è. La sua funzione è comunicare e lasciare una traccia, un ricordo, per quando si scompare. La parola segno è un esempio di autoreferenza: la cosa è il segno. Esiste uno stretto nesso, per gli Stoici, tra la logica dei segni ed il comportamento umano. L’etica per gli Stoici: L’etica ha a che fare con le azioni, con l’agire (non lascia cose concrete, è un’azione). La virtù sta nell’esercizio della ragione (coscienza); l’uomo, oltre a questa, ha anche però istinti, desideri e passioni. Il contrario di un comportamento virtuoso è agire secondo passioni e desideri se non si è in gradi di formulare pensieri corretti si cade nell’errore e questo conduce a comportamenti sbagliati. Per gli Stoici saper ragionare è agire in maniera corretta e giusta. È il modo in cui ci si rapporta alla ragione ed agli istinti che fa la differenza. Per gli Stoici è negativo un atteggiamento passivo nel quale si sottostà alla passione e si possiedono dei desideri, in quanto essi credono che la ragione vada applicata anche sulle passioni e desideri. Per gli Stoici, l’uomo saggio, virtuoso, è colui che modera il suo modo di vivere con il principio dell’apatia: apatico è colui che è indifferente da ogni cosa (a-patos: essere senza passioni); bisogna avere passioni ma queste devono essere regolate tramite la ragione e l’apatia, in più si deve rinunciare al dominio delle passioni. Secondo gli Stoici la ragione è presente in tutti gli uomini e di conseguenza la virtù è universale. Gli uomini si differenziano in quanto anche le passioni sono diverse. Se l’uomo segue la ragione instaura dei rapporti giusti, mentre seguendo la passione nasce il conflitto. Per gli Stoici esistono 2 posizioni: -Cosmopolitismo: essere cittadini del mondo atteggiamento nuovo nel mondo greco, con gli Stoici il pensiero si evolve. -Giusnaturalismo: esistono principie valori innati che dominano la ragione, uguali in tutti gli uomini.
Per gli Stoici i principi ed i valori sono condizionati dalla cultura e dalla storia vissuta.
SCETTICISMO: skepsis (ricerca) La posizione degli Scettici è di continua indagine in quanto, per loro, non è possibile arrivare alla verità. Molti Scettici hanno come punto di riferimento Socrate perchè anche lui era consapevole di non sapere. Verso coloro che hanno la presunzione di possedere la verità, gli Scettici, prendono le distanze dicendo che queste verità sono solamente illusioni. Gli Scettici credono che l’atteggiamento di mettere tutto in dubbio valga come una terapia mentale.
Per loro è importante sapere che le conoscenze sono cose possibili, non certezze. Quando si parla di movimento Scettico si deve tener conto che questo non è un gruppo omologo, ma è costituito da più filosofi distanti tra loro che formano diverse scuole: -Scuola di Pirrone: egli sostiene che la realtà delle cose (verità) non si possa afferrare: quella che si spaccia per verità non è altro che frutto dell’abitudine, di una convenzione. Di conseguenza la nostra conoscenza si basa su convenzioni, ma grazie ai nostri sensi possediamo la conoscenza. Per questo la conoscenza è incerta in quanto le sensazioni sbagliano. Si deve adottare l’epochè (sospensione del giudizio) rispetto alla conoscenza. Ciò significa non assumere per vera nessuna conoscenza/fede ma avere un atteggiamento disincantato e mantenere aperta ogni ricerca. -Media e nuova accademia. L’Accademia nel corso del tempo ha assunto un atteggiamento scettico. Arcesilao rappresenta la media accademia, Corneade la nuova.. Epicuro: Nasce nel 341 a.C e muore nel 270 a.C. Allievo di Democrito (filosofo che ha dato il via alla corrente dell’atomismo: l’intera realtà è costituita da atomi i quali si uniscono e disuniscono senza che ci sia una forza trascendente). Epicuro non nasce ad Atene, inizialmente svolge la sua attività in varie città greche; nel 306 arriva ad Atene dove fonda la sua scuola, il Giardino, che farà concorrenza ad altre scuole già presenti. Non si possiede l’opera completa di Epicuro; i frammenti su cui si può ricostruire sono "le massime capitali", "sulla natura" ed alcune epistole. Per Epicuro la filosofia dev’essere un farmaco per l’uomo, non può essere solo semplice conoscenza, deve fornire strumenti utili per vivere, il suo pensiero ha una declinazione etica. Epicuro pensava che la filosofia compie un’opera di purificazione dell’anima (eliminare ciò che ostacola la felicità). La filosofia di Epicuro si divide in logica, fisica ed etica; tra fisica e etica esiste un rapporto. Infatti,la concezione dell’universo condiziona il modo in cui l’uomo deve vivere. Fisica di Epicuro. Per Epicuro La natura è costituita da elementi indivisibili: gli atomi, questi sono eterni, si muovono in uno spazio vuoto e qui possono aggregarsi, quando questo accade si formano corpi che noi percepiamo coi segni. Gli atomi si differiscono per forma, peso e grandezza. Il movimento degli atomi non è casuale ma sempre rettilineo e dipende dal loro peso il movimento e non ha a che fare con un qualche dio. Epicuro non nega l’esistenza degli Dei ma crede che questi non intervengano nelle cose del mondo. Gli Dei, dice,sono indifferenti alla vita degli uomini (rompe con la tradizione mitologica), e se gli Dei non si preoccupano dell’uomo questo non li deve temere. La conclusione a cui arriva Epicuro è che la paura che gli Dei possano porre fine alla vita sia ingiustificata; pensa che non si debba vivere con la paura della morte: la giustificazione a questa affermazione si trova nell’epistole a Meneceo: la morte non è nulla per noi in quanto quando ci siamo noi non c’è la morte e quando c’è la morte noi non ci siamo. Etica di Epicuro. Qui Epicuro si preoccupa di indicare ciò che deve fare l’uomo per vivere secondo felicità: la vita oscilla tra piacere e dolore ciò che è bene dà piacere, ciò che è male corrisponde al dolore (è virtù ciò che dà sensazioni di piacere). La condizione permanente di beatitudine o di sofferenza è impossibile da sostenere. Per l’uomo la condizione ideale è trovare l’assenza di turbamento (atarassia) e l’assenza di dolore (aponia), mantenere un piacere stabile Il perseguimento del piacere può creare turbamento o dolore. La condizione che l’uomo dovrebbe perseguire è l’assenza di turbamento. Essa comporta l’assenza di dolore e il piacere costante, stabile che non conosce eccessi in positivo o in negativo. Il compito dell’uomo è di calcolare i piaceri che si devono preferire agli altri. Individuare le cose che si possono fare e non provocano sofferenza. L’uomo che riesce a trovare equilibrio è saggio, egli possiede la virtù della prudenza. Bisogna fare una cernita dei bisogni: evitare quelli non naturali, cercare quelli naturali. L’idea di misura, Epicuro, la sposta sul piano sociale: queste sono virtù sociali, che vanno applicate alla politica. Epicuro crede che si debba rinunciare a fare politica quando questa è fondata sulla violenza o sopraffazione. Virtù nella vita privata. L’amicizia, come esempio non si può trovare nel piano politico; la vera amicizia si trova quando non c’è in gioco il potere; l’amico è un fine, non un mezzo o uno scopo.
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Frasi celbri di Epicuro : “In generale la giustizia è uguale per tutti, perché è utile nei rapporti sociali; ma in casi particolari, e a seconda dei luoghi e delle condizioni, risulta che la stessa cosa non è giusta per tutti.”
EPICURO
“Se non ci turbasse la paura delle cose celesti e della morte, nel timore che esse abbiano qualche importanza per noi, e l’ignoranza dei limiti dei dolori e dei desideri, non avremmo bisogno della scienza della natura.”
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SENECA :Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire.[…] vivere tota vita discendum est et, quod magis fortasse miraberis, tota vita discendum est mori.