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DIOGENE DI SINOPE DETTO IL SAGGIO

venerdì 26 novembre 2021, di Tobagi Admin

DIOGENE DI SINOPE DENOMINATO IL SAGGIO

Diogene di Sinope un giorno ebbe a dichiarare con la sua proverbiale ironia: «Se Mane può vivere senza Diogene, perché non Diogene senza Mane?” Ecco Diogene disse questo riferito al suo schiavo Mane , che lo abbandonò fuggendo, quando lui esiliato per colpa delle malefatte del padre Icesio , che produceva monete false e anch’egli in qualche modo ne fu coinvolto. Si incamminò dunque con Mane verso Atene, ma al loro arrivo ad Attica Mane lo abbandonò. Divenne poi discepolo del Filosofo Socratico Antistene, che si dedicava agli insegnamenti ascetici , anche se Antistene non lo voleva come suo allievo. Fu una persona abbastanza emblematica e bizzarra e le storie che si raccontano su di lui ne seguono l’evidenza. Fu un irriverente verso l’ordine costituito e il senso comune. Si espose vivendo in una botte aperta che apparteneva al tempio di Cibele. Distrusse l’unica sua proprietà che avesse : una ciotola di legno, quando vide un ragazzo che beveva acqua dall’incavo della mano, pensando che un fanciullo lo avesse battuto nel vivere in semplicità. E’ anche detto che girasse nudo per le vie della cittadina portando con se una lanterna e a chi gli domandava il perché di quel comportamento estroso, rispondeva : “ cerco l’uomo, naturale “Finì anche venduto come schiavo a Creta, dai pirati che lo avevano catturato e quando gli fu chiesto cosa pensasse del suo prezzo, replicò che desiderava essere venduto ad un uomo che avesse avuto bisogno di un maestro. Quando poi gli chiesero cosa sapesse fare rispose : “ semplicemente comandare gli uomini” e quando vide un uomo che indossava una lussuosa veste di porpora , disse: “vendimi a quest’uomo ha bisogno di un padrone”. Visse poi a Corinto per il resto della sua vita , dedicata per lo più a predicare le virtù dell’autocontrollo e dell’autosufficienza , continuando a stare in una botte. Ebbe comunque un buon seguito di ammiratori o almeno di persone interessate. Nasce a Sinope, 412 a.C. circa .Muore Corinto, 10 giugno 323 a.C.), è stato un filosofo greco antico. Considerato uno dei fondatori della scuola cinica insieme al suo maestro Antistene , La sua storia è descritta dal suo omonimo Diogene Laerzio.
Un giorno , Alessandro Magno in persona andò da lui è detto che lo trovò disteso a prendere il sole. All’arrivo di tante persone Diogene si sollevò un po’ a sedere e guardò fisso Alessandro. Il Re nel salutarlo gli chiese se avesse bisogno di nulla. Diogene gli rispose soltanto che si spostasse dal sole che la sua persona gli stava facendo ombra. Alessandro rimase assai colpito dalla grandezza d’animo di Diogene, e sebbene da Diogene non fosse stimato e lo stesso Diogene deriso e criticato da tutti, il Re disse : “ se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene”. La sua filosofia non concedeva nulla alla legalità della Autorità che invece concedeva alla natura, e affermava di condurre la stessa sorta di vita che era stata di Eracle, il quale nulla anteponeva alla libertà.» La virtù, per lui, consisteva nell’evitare qualsiasi piacere fisico superfluo. Diogene rifiuta drasticamente, non senza esibizionismo, le convenzioni e i tabù sociali, oltre che i valori tradizionali come la ricchezza, il potere, la gloria. Sofferenza e fame erano invece positivamente utili nella ricerca della bontà. Tutte le crescite artificiali della società dunque, gli sembravano incompatibili con la verità e la bontà. La moralità infine, porta con sé un ritorno alla natura e alla semplicità. Citando le sue parole, «l’Uomo ha complicato ogni singolo semplice dono degli Dèi». Diogene poi rivendica la libertà di parola, ma rifiuta la politica, rivelandosi forse legato a concetti proto - anarchici. Secondo quanto tramanda Diogene Laerzio, Diogene fu anche la prima persona conosciuta ad aver utilizzato il termine «cosmopolita». Difatti, interrogato sulla sua provenienza, Diogene rispose: «Sono cittadino del mondo intero». Si trattava di una dichiarazione sorprendente in un’epoca dove l’identità di un uomo era intimamente legata alla sua appartenenza ad una polis particolare. Infatti , Diogene poi afferma: “ l’ unica retta costituzione politica è quella che regola l’universo”. La legge singolare delle polis viene contrapposta all’unica legge morale naturale del cosmo, non rinnegando completamente il diritto alla sovranità delle città-stato greche. Nelle parole di Diogene, la città, indifferente per luogo e per tempo, rimane sempre la dimensione entro la quale si esercita il diritto universale di cittadinanza di ogni essere umano libero.

Al filosofo megarico Diodoro Crono, che negava il movimento, Diogene rispose semplicemente mettendosi a camminare. Diogene aveva scelto di comportarsi, dunque, come "critico" pubblico: la sua missione era quella di dimostrare ai Greci che la civiltà è regressiva, e di dimostrare con l’esempio che la saggezza e la felicità appartengono all’uomo che è indipendente dalla società. Diogene si fece beffe non solo della famiglia e dell’ordine politico e sociale, ma anche delle idee sulla proprietà e sulla buona reputazione. INSOMMA UN ANARCHICO DELL’ESISTENZA, CHE SEGUE IN SEMPLICITA’ I VALORI NATURALI DELLA VITA , CHE NIENTE HANNO A CHE VEDERE CON LE CONVENZIONI DELLA CIVILTA’.