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IL COMPUTER QUANTICO racconto breve

mercoledì 9 giugno 2021, di Tobagi Admin

RACCONTO BREVE.
IL COMPUTER QUANTISTICO

Una gelida notte invernale In una delle nostre di questo meraviglioso paese. Un bel cielo di stelle. La luna piena alta fra costellazioni e qualche anonima stella solitaria. Un venticello secco e freddo, di natura montana. Camminavo in fretta incappucciato in una felpa di ultima generazione della mia potente arte marziale. Era tracciata con punti di rosso striscianti sul tessuto nero , indicanti passaggi di energia fra due corpi avvinghiati. Andavo fiero in quel tempo del mio impegno marziale e ne ero assai soddisfatto . Fra un passo e l’altro, qualche goccia che usciva irrimediabilmente dal naso ghiacciato, il mio pensiero correva , fra quel cielo stellato, così bello ed immenso ed iniziai a sognare un universo di quanti di luce , di quanti di pensiero, di quanti di energia. D’un tratto poi ebbi l’idea di essere davanti ad un computer velocissimo, quantistico pensai tra me. Stava collegato al mio cervello con due elettrodi. Una sinergia fra i miei globi del pensiero e questo computer sul quale muovevano gli effetti della mia espressione manuale, che di solito scrive cose normali. Ora però scriveva formule e idee. Chiacchiere del presente e del futuro. Pensieri che si accavallavano fra la mia mente e il computer. Parole, numeri, formule correvano sul monitor, che pareva impazzito fra formule, equazioni differenziali, modelli matematici. D’un tratto cose strane apparvero, a me sconosciute e scorrevano veloci su quel monitor . Sequenze di numeri e di lettere, che la mia mente dettava in un susseguirsi continuo di impulsi , che giungevano da questo elaboratissimo computer fino alla mia povera mente , che in un attimo li rielaborava fra i miei stupori , (mi chiedevo cosa stesse accadendo ai miei pensieri e alla mia mente) e le riconduceva trascritte su questo monitor, su cui apparivano infinite sequenze che io via via rielaboravo e trascrivevo con una traduzione istantanea proveniente da questo computer... Mi chiesi ad un certo punto perché non impazzissi. Invece godevo di una calma incomprensibile . Di una concentrazione di difficile se non impossibile descrizione. Mi domandavo cosa mi stesse accadendo, ma non ebbi il tempo di darmi risposte. E via in questo mondo che si avviava a costruire immagini tridimensionali di città che non potevo comprendere. Di cittadini che non riuscivo a descrivere nella loro dimensione umana: pareva fossero nuvole di vita intelligente a galleggiare nell’armonia di queste città. Mi apparve poi un lungo viale , diritto fra due file parallele di alberi e lontanissimo un puntino luminoso. Si ingrandiva via via che il mio pensiero lo coglieva . E si ingrandiva . Sempre più grande luminoso . Il mio pensiero li fisso laggiù fra quella luce, sempre più gigante , sempre più forte , che però non mi dava disturbo: stavo come in una culla di luce che mi carezzava il volto. Mi faceva stare bene.. E poi un volto , un volto d’uomo con una folta barba e lunghi biondi capelli, che sorrideva. Quel volto poi divenne di Donna. bellissimo.. Una bellezza da non poter descrivere, che mi prendeva l’anima e l’intero mio pensiero. E poi divenne bimbo, agnello, un immenso prato verde. Si alzò poi alta fra una dolce melodia di note sconosciute e una schiera di Angeli, una grande figura, che non so perché dava a me la sensazione di essere la somma di tutto ciò che avevo visto fino a quel momento. Allungò la mano verso di me e disse Vieni figlio mio, ora siamo insieme : ce l’hai fatta a raggiungermi. Bravo!. Professore?? Professore?? Si svegli è tardi lo aspettano all’università?? Ma, ma, chi mi aspetta? professore cosa gli sta accadendo? Niente Silvana , niente, ho soltanto incontrato DIO.

ASTIANATTE