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LA LIBECCIATA

poesia

martedì 28 novembre 2006, di Raimondo Pistoia

POESIA:

LA LIBECCIATA

GRigi mostri corrono il cielo.

incontrano ampi spazi di luce:

celesti infiniti si coprono di scuri volti atroci.

Beffeggiano occhi impauriti.

Guardano oltre il turbamento il divenire minaccioso
del vortice incontrollabile degli elementi.

Alta l’onda sbatte la gronda della casa.

Volano schizzi infranti dalla rabbia della natura.

Bagnano i volti coperti dai grandi baveri.

Fradici impermeabili si attaccano alle forme dei corpi.

Aspri rumori scatenano sgomento e paura.

Sbiancano i volti sbattuti dalla fatica degli elementi.

Spumeggiano le onde oltre la scogliera: infrangono sulle case
chiuse all’agire della tempesta.

Gabbiani accoccolati in anfratti di scoglio attendono tremando tempi migliori.

Forte il libeccio addossa le nuvole intorno al sole
e gonfiano il cielo
e lame di luce tagliano l’orizzonte.

Sordi rumori.

Parlano i mostri.

Lievi brontolii annunciano la calma dei venti
Una doccia di tetto sgangherata ciottola in strada.

Sassi di tegola guarniscono i marciapiedi.

I gabbiani pian pianino escono all’aria:

il libeccio è passato.