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Hegel

domenica 30 maggio 2021, di Tobagi Admin

Hegel nega che esista una legge naturale (=precedente le leggi poste dagli stati): vano è affannarsi con la legge morale, come faceva Kant (certo, prendendosela con lui ha miglior gioco: Kant era la caricatura della moralità naturale); la moralità non è faccenda personale, non è il mio rapporto con la legge (e questo passi) nè il mio rapporto col Destino (e qui Hegel sbaglia).Retour ligne automatique
Avrebbe ragione a dire che una lotta senza tregua contro la propria non-moralità (quale la pensava Kant) è controproducente e insostenibile, se si fonda sulle proprie forze e in virtù di un proprio progetto e non avendo presente altro che il proprio io, da rendere perfetto: senza rapporto con un TU non c’è vera morale.Retour ligne automatique
Ma ha avuto torto a buttar via, col moralismo kantiano, la stessa idea di morale, di dovere che l’individuo, anzi la persona avverte in sè e che non è condizionabile o cancellabile dalla società.Retour ligne automatique
Di conseguenza affida tutto alla legge positiva: "tutto ciò che è reale è razionale", ossia la legge dello stato (ciò che è "reale") ha sempre ragione (è "razionale"). Anche quando chiede di uccidere, o di torturare: ha sempre ragione. Inutile tormentarsi: in piena tranquillità si può e deve obbedire allo Stato. Non esiste termine di paragone per la legge positiva.Retour ligne automatique
Nello stato e solo in esso quindi si attua pienamente l’uomo: né la famiglia (importante sì, ma solo se relazionata alla totalità statale), nè la società (che secondo Hegel è minata dagli egoismi individuali, non ha una vera unità ma è solo una somma di tanti interessi particolari) costituiscono ambiti degni di una stima e di un rispetto incondizionati, ma solo lo StatoRetour ligne automatique
"la realtà della libertà concreta è volontà divina, in quanto spirito esplicantesi a forma reale e ad organizzazione di un mondo" , "è totalità organica che precede gli individuiRetour ligne automatique
"tutto ciò che l’uomo è, lo deve allo Stato: solo in esso egli ha la sua essenza.[..] Lo stato è l’unità della volontà universale, essenziale, e di quella soggettiva." Retour ligne automatique
"Lo Stato non esiste per i cittadini: si potrebbe dire che esso è il fine, e quelli sono i mezzi."

la storiaRetour ligne automatique
Non esiste un solo stato, e il rapporto tra gli stati non è qualcosa di statico: dalla molteplicità degli stati, in dinamica evoluzione nasce la storia.

in generaleRetour ligne automatique
E’ possibile comprendere la storia, la sua logica. Infatti solo apparentemente la storia è un succedersi di eventi casuali, contingenti. In realtà essa è razionale, di una razionalità che non deve essere creduta, come potrebbe essere nel caso di una teologia della storia, ma può essere saputa, compresa dalla ragione. Dunque esiste una filosofia della storia. E questa coglie non solo delle linee generali, delle leggi universali, delle costanti, ma capisce esaurientemente ogni dettaglio concreto della storia.

Che cosa è allora la storia? In generale essa è attuazione e manifestazione progressiva della ragione, dell’Assoluto, dello Spirito. Infatti Dio diviene, si realizza, nella storia.

L’Assoluto è quindi esaurientemente nella storia. Non esiste perciò niente di metastorico. Non esiste giustizia metastorica (lo si è già visto: non esiste un diritto naturale metastorico):Retour ligne automatique
piuttosto "la storia universale è in giudizio universale" (Weltgeschichte ist Weltgericht, § 548). Dunque:

tutto ciò che accade nella storia ha una sua ragione, una sua necessità, come momento inevitabile del dispiegarsi della Ragione assoluta;Retour ligne automatique
anche la guerra è giustificata, ed è bene, né può essere eliminata (in ciò H. si stacca non solo dal Cristianesimo ma anche da Kant).Retour ligne automatique
Il fine della storia in questa prospettiva è "che lo spirito giunga al sapere di ciò che esso realmente è (...) manifesti ogettivamente sè stesso", ossia è la piena automanifestazione dello spirito in una realtà storico-oggettiva.

La modalità attraverso cui si giunge a tale fine è:

il succedersi di vari popoli (in effetti l’azione dell’individuo, dice H., è tanto più efficace, quanto più si innerva nella vita del suo popolo), in cui via via si incarna lo Spirito universale;Retour ligne automatique
quest’ultimo si serve anche di motivazioni passionali e particolari per raggiungere attraverso di esse dei fini universali: si attua così la astuzia della ragione;Retour ligne automatique
nella storia si evidenziano dei personaggi di speciale portata, degli eroi o weltgeschichtlichen individuen (individui storico-universali), che sanno cogliere il sebso in cui va la storia, e sanno collocarsi su un punto di vista superiore (beché in qualche modo anche loro soggiacciano alla Astuzia della Ragione); il loro segno è il successo, e la gente comune sente che li deve seguire (si pensi a personaggi come Alessandro Magno, Cesare, Napoleone).

In particolare

Hegel ripartisce la storia in tre grandi momenti:

il mondo orientale

caratterizzato dalla sottomissione di tutti (al monarca, solo libero)

il mondo greco-romano

caratterizzato dalla libertà di alcuni (accanto però alla schiavitù di altri)

il mondo cristiano-germanico

caratterizzato dalla libertà di tutti

lo spirito assolutoRetour ligne automatique
Si scandisce, ancora una volta, in tre momenti: arte, religione e filosofia.

Nell’arte l’Idea si coglie ancora avviluppata in un involucro materiale, il contenuto (l’Idea) è racchiuso in una forma (materiale):Retour ligne automatique
a seconda di come si rapportino contenuto ideale e forma materiale Hegel distingue tre tipi di arte:Retour ligne automatique
simbolica, in cui l’Idea è come sommersa dall’involucro materiale-oggettivo:Retour ligne automatique
classica, in cui si raggiunge un equilibrio tra forma e contenuto (Hegel apprezza molto la bellezza dell’arte classica, e in èparticolare greca, quale vertice estetico insuperabile);Retour ligne automatique
romantica, in cui la soggettività creativa tende a prevalere sulla oggettività materiale, per cui la forma trabocca del contenuto, che sempre meno ne soporta le regole e i vincoli; si prefigura, al termine della parabola dell’arte romantica (non limitata peraltro a ciò che comunemente si intende con tale espressione) una fine dell’arte, che deve trapassare in forme più alte e adeguate di autocoscienza spirituale.Retour ligne automatique
Nella religione lo Spirito si coglie stavolta non più in un dato materiale, ma nel suo essere spirito; tuttavia lo struimento di tale cogliersi non è ancora la ragione, ma l’immaginazione, la rappresentazione, per cui permane una distanza tra finito e Infinito: Dio viene immaginato come un Essere trascendente (ciò che per Hegel è sbagliato).Retour ligne automatique
Tra tutte le religioni sono da ritenersi privilegiate quelle monotestiche, che ammettono che il Divino sia Infinito. E tra i monoteismi eccelle il Cristianesimo, che i seguenti pregi:Retour ligne automatique
concepisce l’Infinito come dinamico e non statico (a differenza di Ebraismo e Islam): Dio è Trinità, prefigurazione, ai suoi occhi, della sua dialettica di tesi/antitesi e sintesi;Retour ligne automatique
la sua idea di Incarnazione di Dio prefigura (mitologicamente) l’idea razionale della identità tra umano e divino; quello che la fede cristiana ritiene essere vero solo dell’Uomo Gesù di nazaret, la filosofia hegeliana lo ritiene vero per l’umanità in quanto tale;Retour ligne automatique
solo nella filosofia si ha una piena e perfetta autocoscienza dello Spirito, che valendosi finalmente della ragione, del concetto, si sa ormai Dio, sa di essere la totalità, l’infinito.Retour ligne automatique
noteRetour ligne automatique
1. il divenire sembra paradossale, e si possono fare in effetti delle obiezioni, "ad esempio che è lo stesso se la mia casa, il mio patrimonio, l’aria che respiro, questa città, il diritto, il sole, lo spirito, Dio, siano o non siano:" (§88 ):

Hegel risponde che a) questi esempi concernono cose utili, e la domanda è in realtà se interessino a me (se mi siano utili, e se mi sia indifferente che siano o meno): ma la filosofia deve staccare dal criterio di utilità; b) comunque, in generale, l’essere e il nulla che si identificano non sono riempiti di contenuti determinati, ma sono vuoti.