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lunedì 2 luglio 2018, di Tobagi Admin

Requisiti psicofisici del combattente da strada
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Non basta aver frequentato un corso di autodifesa o di arti marziali per avere delle reali chance di sopravvivere ad un’aggressione, specialmente quando il delinquente in questione è un picchiatore da strada forte e determinato.

Nella sua vita ha ben chiare le dinamiche e i trucchetti per vincere un combattimento senza regole mentre tu non hai mai provato, userà la sorpresa, userà una forte e improvvisa aggressività, un arma, ecc.

Considera inoltre che spesso chi fa questo tipo di aggressioni si aiuta con sostanze eccitanti come cocaina, anfetamine, ecc.

La maggior parte dei corsi di difesa personale non applica lo sparring che è l’unica forma di allenamento che ti aiuta a comprendere le dinamiche di un vero combattimento con tutte le limitazioni derivate da uno stato psicologico differente e dalle regole che la strada non ha, inoltre l’effetto sorpresa diventa fondamentale.

Lo stesso sparring deve essere “costruito” per la difesa personale con dei pre requisiti importanti e con delle dinamiche e condizioni differenti per sviluppare un certo tipo di lavoro che non vi voglio elencare perchè è necessario fare questi tipo di lavori insieme.

Ma ora tornando sul tema di oggi, facciamo finta che hai letto tutti i messaggi del tuo aggressore e hai capito che non c’è più nulla da fare, le tecniche di de-escalation sono inutili e non puoi scappare, devi combattere, quali sono le caratteristiche che occorrono per sopravvivere?.

Le caratteristiche che devi avere per sopravvivere alle aggressioni sono le stesse per la sopravvivenza in natura: in primo luogo una fortissima volontà di sopravvivere, in secondo luogo, ma non per importanza, una aggressività di tipo animalesco pronta a scatenarsi sul tuo aggressore senza inibizioni o mezze misure.

Ma cosa serve “veramente” per cavarsela in caso di aggressione?.

Per assurdo le persone che si pongono questa domanda sono proprio quelli che hanno frequentato o frequentano un corso di arti marziali o di autodifesa e si chiedono un po’ dubbiosi se quello che hanno imparato funziona o no nella realtà, la domanda è complessa e apre molti scenari e variabili.

La tua efficacia dipende dal metodo con cui sei stato addestrato!. Spesso i corsi di arti marziali e di difesa personale sono pura teoria e cinema, dove la cooperazione del compagno di allenamento rende tutto irreale e soprattutto una cosa fondamentale manca il fattore sorpresa ed emotivo, ed è per questo che ho speso tempo nel blog cercando di spiegarti l’importanza del contesto e della attenzione che devi avere all’interno per non farti sorprendere ma anticipare e di conseguenza attuare tutto quello che è a tua disposizione per uscire da quella situazione o essere pronto a sopravvivere.

Sicuramente se non hai mai lavorato con un vero professionista del settore probabilmente ti hanno fatto lavorare con un approccio che nella realtà difficilmente funziona. La capacità di picchiare necessita di un lavoro che va al di là della semplice tecnica che per farla funzionare ha bisogno di caratteristiche che vanno sviluppate.

Alcuni sport per assurdo ti fanno acquisire più fiducia nelle tue capacità rispetto ad altre arti e corsi di difesa personale perchè provi realmente le tecniche e quindi sei consapevole maggiormente delle tue capacità di colpire e di cavartela anche se il contesto da difesa personale non è sport e le variabili in gioco sono maggiori.

La difesa personale sono le vere MMA.

Considera sempre che lo studio della tecnica è la base, ma base base, in pratica quando hai imparato la tecnica è lì che inizia il lavoro, sei all’inizio ma molti si fermano proprio lì.

Solo il combattimento sportivo ti permette di esplorare le tecniche con tutti i limiti del caso, e con l’utilizzo di protezioni per poter fare alcune tecniche pericoloso come l’utilizzo dei gomiti e colpire aree delicate, ecc. ma senza passare da un combattimento reale dove sia tu che il tuo compago di allenamento lavorate per colpire senza essere colpiti mancano le basi per capire delle dinamiche fondamentali e il tuo comportamento sarebbe buttarti facendo la tecnica che hai visto in palestra sperando che vada bene, un approccio che non va assolutamente bene.

Considera inoltre che spesso chi aggredisce è armato e di conseguenza il livello si alza notevolmente e l’approccio non può essere quello del combattimento a mano nuda ma deve avere una ulteriore evoluzione, spesso nelle palestre si da molta enfasi al combattimento a mano nuda quando poi le rapine e le aggressioni sono armate.

C’è aggressione ed aggressione.

Un conto sono due insulti che puoi avere in strada per motivi di traffico con uno che si è svegliato con la luna storta, un conto è imbattersi con un picchiatore abituale, un rapinatore o con un branco di balordi fatti di cocaina in cerca di una vittima da massacrare di botte.

Ciò detto, va ribadito che la tua fortuna di evitare i guai va “aiutata”, e qui entrano in gioco le caratteristiche personali dell’aggredito e dell’aggressore e l’attenzione al contesto.

E’ innegabile che in casi drammatici come le aggressioni, ci sono persone che hanno chance di sopravvivenza significativamente maggiori di altre e cercheremo quindi di capire il perché.

Diciamo che il primo e più importante requisito sarebbe una mente fredda e capace di ragionare in modo maturo e responsabile, allo scopo di tentare in tutti modi di evitare lo scontro fisico attuando una tattica di de-escalation appropriata o una fuga rapida.

Ma è chiaro che se chi incontri è determinato a farti del male e non puoi riuscire a far nulla per fargli cambiare idea, devi passare per forza al piano di sopravvivenza.

Devi difenderti attaccando per primo e vendere cara la pelle, subito e senza esitazioni.

Se provi a tracciare l’identikit della vittima predestinata piuttosto che del combattente vittorioso, dopo poco ti rendi subito conto che le caratteristiche di tipo psicologico prevalgono su quelle fisiche e tecniche. Questo va in opposizione con quello che il senso comune è portato a credere, ovvero che “essere alti e grossi” rappresenti il vantaggio nel combattimento.

Essere una montagna di muscoli rappresenta un vantaggio innegabile quando si combatte, avere una massa corporea importante consente di colpire con forza ed efficacia, ma anche di assorbire meglio i colpi dell’avversario ma un fisico imponente non è una garanzia di vittoria in caso di combattimento.

Questo è una realtà nella lotta tra umani ma in natura è ancora più evidente. Ti sarà capitato di vedere animali piccoli, spinti dalla disperazione e dall’istinto di sopravvivenza mettere in fuga, ferire o uccidere predatori ben più grossi di loro, semplicemente per la loro reazione feroce, rabbiosa, determinata.

Un mix di rabbia e ferocia, questa sembrerebbe essere la chiave per poter sopravvivere.

Si tratta però di attributi che la maggior parte della persone hanno perso, vivendo al riparo della relativa tranquillità della società civile.

Sia chiaro che è meglio così ma è ovvio che tanto più la tua aggressività e il tuo istinto omicida è represso sotto il peso della tua educazione civile, tanto più l’aggressività e l’istinto omicida del tuo aggressore avrà gioco facile.

E’ inutile aver frequentato per anni un corso di Karate/Krav Maga/ecc., quando al momento della verità esiti a fracassare il naso al tuo carnefice per paura di fargli male o perché la vista del sangue ti disturba.

Le tecniche di difesa personale più efficaci sono dirty “sporche” e raccapriccianti, si tratta di cavare occhi, mordere, strappare guance, castrare a ginocchiate, colpire ripetutamente e selvaggiamente usando anche se puoi oggetti di uso comune nei bersagli primari.

Una violenza feroce, da fare rabbrividire capace solo a chi è incazzato ed inferocito come un animale.

Il fatto di reagire ferocemente e senza esitazioni è quello che in gergo tecnico si chiama “killer instinct” ed è una delle sfide più ardue della preparazione psicologica al combattimento, questo tema è stato trattato molto già nel passato dove istruttori come Paul Vunak o Geoff Thompson hanno dedicato ampio spazio.

In pratica non si tratta di far regredire l’allievo ad uno stato evolutivo primordiale ma di addestrarlo ad azionare un interruttore e spegnerlo subito dopo.

Si tratta di un compito estremamente delicato, perché è facile trasformare qualcuno in un animale feroce (in fondo si tratta di un istinto già presente in tutti noi), ma è anche facile perdere il controllo di questo processo di apprendimento, lasciando tropo spesso l’interruttore su ON e perdendo per sempre una persona alla società civile e creando ulteriore disadattamento sociale.

Mi sono sempre posto da subito il problema di individuare velocemente le caratteristiche personali dei miei allievi in modo da capire bene per ognuno che tipo di lavoro fare perchè ognuno ha delle caratteristiche differenti fisiche e psicologiche.

Le caratteristiche che possono aiutare nel combattimento mortale, sono le stesse richieste per la sopravvivenza in natura.

Immaginate di precipitare nel deserto o in una giungla ostile e immaginate cosa fareste per uscirne vivi. Si tratterebbe di fare cose, a cominciare dalla lotta per il cibo e contro gli elementi, che nella vita non fareste mai, e la determinazione a farlo proverrebbe unicamente dalla vostra voglia di sopravvivere, ad ogni costo.

Se cominciate col dirvi “io non ce la farei a mangiare insetti, a bere la mia urina” vuol dire che siete sulla cattiva strada. Per sopravvivere si ricorre a qualsiasi mezzo. Questa è la regola.

Ci sono persone che hanno più bisogno di conoscenza tecnica che psicologica e viceversa, non a tutti è sufficiente insegnare loro le tecniche di combattimento perchè probabilmente per la loro psicologia non le metterebbero mai in pratica a meno di essere messi in una condizione estrema, ma il problema è che il passaggio deve essere ON/OFF non può essere graduale perchè daresti un vantaggio importante al tuo aggressore e non potresti avere più il tempo per reagire con la violenza necessaria per sopravvivere.

Come fai a distinguere una persona con basse chance di sopravvivenza, da una con qualche probabilità di cavarsela? Ma ancora meglio come fai TU a sapere tu se hai le caratteristiche per farcela.

Lo schema qui di seguito ti può dare qualche spunto di autovalutazione:

Sopravvivenza a rischio
Sopravvivenza probabile
Depressione, scarsa vitalità Volontà di sopravvivere
pessimismo ottimismo
scarsa autostima stima e rispetto di sé
scarsa capacità di osservazione capacità di osservazione e giudizio
dipendenza dagli altri indipendenza ed autonomia
esitante, tende a rimandare le decisioni capacità di decidere in fretta ed agire
scarsa capacità di improvvisare saper improvvisare
rigidità caratteriale flessibilità e capacità di adattamento
provenienza da ambiente protettivo attitudine al confronto e all’assunzione del rischio (sport estremi, vita militare, arti marziali)
scarsa aggressività capacità di liberare la propria aggressività nel momento del bisogno
sedentarietà attività fisica
Emotivo Autocontrollo
Fisico gracile, appesantito o poco abituato agli sforzi massimali Fisico forte ed allenato
Timoroso del dolore e di procurarsi ferite Resistente al dolore, disposto a correre rischi fisici
Altruista, si preoccupa del possibile danno arrecato all’altro
Egocentrico, Indifferente al dolore altrui

Se ti sei riconosciuto in tutti o quasi gli attributi della colonna di destra, vuol dire che:

siete ” Rambo”, oppure
vi siete montati irrealisticamente la testa ma non conoscete voi stessi.
In realtà, la maggior parte delle persone si riconosceranno in vario modo e con varie percentuali in entrambi gli elenchi, ma a questo punto sai su cosa devono lavorare per migliorare le cose.

Per quanto riguarda i requisiti fisici, occorre soprattutto una netta capacità di sopportare sforzi di tipo anaerobico e di produrre un particolare tipo di forza fisica di tipo “esplosivo”, ovvero un mix di forza e velocità in grado di concentrare lo sforzo massimale in una frazione di secondo.

Quindi se non pratichi sport da combattimento l’allenamento che devi fare è più legato a un interval training, in questo senso, l’allenamento ai pesi serve a poco ed anzi, se si esagera, può risultare controproducente per via dell’appesantimento che l’aumento della massa muscolare comporta e sul fatto che non lavori mai sulla coordinazione dei movimenti.

Ora la tecnica per avere le migliori chance di sopravvivenza è scappare, se puoi naturalmente, ma non cercare mai l’appagamento del tuo ego andando per forza allo scontro, se ne hai la possibilità scappa.

Combatti solo se sei nell’impossibilità di scappare. Allenare il movimento di gambe, il footwork è un requisito importante per essere un bersaglio mobile.

E’ più difficile da colpire qualcosa che è rapido e in movimento, in più sei più reattivo nell’ attaccare. L’allenamento fisico è un requisito importante sia per correre e scappare che per essere mobile nel caso di uno scontro.

Ora se tu hai delle abitudini e delle caratteristiche che sono nella colonna della sopravvivenza a rischio devi lavorare per saltare dall’altro lato perchè solo tu puoi fare questo lavoro anche se sono qui per aiutarti.

Anche se le caratteristiche del lato sinistro della tabella sono ammirevoli e legittime, in un contesto di basso livello come la violenza e la difesa personale, non sono delle caratteristiche che ti aiutano e quindi in base al contesto devi avere la capacità di cambiare il tuo approccio psicologico, mentre invece quello fisico è un lavoro costante, non puoi switchare in un istante perchè necessita applicazione, adattamento e condizionamento oltre a dover lavorare per acquisire delle abilità.

Considera che tendenzialmente un violento non ha scrupoli, non dargli quel vantaggio!! Colpisci senza paura perchè lui non si farà mai scrupoli con te!!

Andrea

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Author: Andrea
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Istruttore e appassionato di arti marziali e fight sport. AM Praticate: Boxing, Kali, Muay Thai, Silat, Jeet Kune Do, BJJ, CSW, MMA, Self Defence, Fencing Knife, Stick Fighting. State Of Love And Trust!

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