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E I GURRIERI TORNARONO A CASA VITTORIOSI
domenica 8 ottobre 2017, di
… E I GUERRIERI TORNARONO A CASA VITTORIOSI
Racconto breve
Siamo in Italia in una città della Toscana. Da pochi mesi è finito il primo conflitto mondiale. E’ il mese di marzo del 1919, Ancora a Pisa si sentono gli effetti del passato inverno : freddo e carico di incognite. Questo conflitto ha causato al paese seicento mila morti e un numero infinito di invalidi permanenti. La trincea non è stata un grande insegnamento di vita, come qualcuno vuole che sia stato, ma una cosa orrenda da dimenticare e da non riproporre mai più. Questo conflitto alla fine L’Italia lo ha vinto, ma di risultati consoni a questa vittoria non se ne vedono. Tutti questi morti, i grandi sacrifici , caro Mario amico mio, te non sai i patimenti, le privazioni le paure. Gli assurdi comandi dei Comandanti degli eserciti, che ci mandavano allo sbaraglio verso una sicura morte. No, non lo puoi sapere: non c’eri. Partii giovincello carico di entusiasmo e voglia di vincere. Ardito fui e tornai distrutto nell’anima e nel corpo. Questa città pensavo di trovarla entusiasta o almeno riconoscente di questo grande sacrificio che in tanti hanno fatto morendo e altre migliaia di uomini hanno fatto combattendo. Ma nulla. Sono sceso dal treno alla stazione di Firenze. Pensavamo ,eravamo centinaia su quelle vetture, almeno di trovare cittadini ad accoglierci con riconoscenza: nulla, solo qualche ferroviere per di più anche un po’ stizzito dalle troppe persone presenti sulle banchine degli arrivi… Intanto l’altoparlante continuava a dire : è in arrivo il treno numero… al binario nove, quando ormai eravamo già scesi.. Abbracciai i miei compagni di viaggio e anche d’avventura di guerra e con delusione mi incamminai al binario dove sostava il treno per Pisa. Salii . entrai nello scompartimento semi vuoto: c’era una giovane Signora o Signorina con cappellino a fiori che stava leggendo e un anziano signore che sonnecchiava. Buona sera dissi. La Signorina alzò gli occhi e quasi con fastidio si scostò verso il finestrino per non avere contatto con me. L’anziano signore , che mi aveva sentito, continuò a far finta di dormire. Pensai: qui ci vedono come la peste e vogliono starci lontani. Pensare che sono stato quattro anni a combattere su quelle montagne cariche di freddo, di neve e di stenti. Lasciai la mia famiglia che ero un ragazzino e torno oggi , dopo questa tremenda esperienza , per essere considerato quasi un soggetto pericoloso per la salute pubblica. Mentre facevo queste
riflessioni il treno era partito, il fumo delle caldaie del locomotore, arrivava fino ai finestrini e fermò ad ogni stazione , prima di arrivare a Pisa. Pisa centrale, Stazione di Pisa centrale. Scesi al binario 7 insieme alla signorina che senza rivolgermi parola si allontanò in fretta. Giunsi in piazza della stazione… Erano le sette di sera . Il cielo nuvoloso non prometteva nulla di buono. La vasca coi pesci stava in mezzo con il getto d’acqua che scintillava alle lievi luci dei pochi lampioni li presenti, ancora funzionanti a gas. Mi aspettavo che almeno mio padre, mio fratello, mia sorella, fossero li ad aspettarmi… Non c’era nessuno. Passai per via Vittorio, Qualche negozio era ancora aperto. Qualche locanda, negozi di tessuti, poca roba : la miseria si toccava con mano. Giunsi alla piazza del Comune , attraversai il ponte, semi deserto, a parte qualche carrozza, semi vuota che affaticava i cavalli per chiudere la giornata. Passai per i borghi, all’epoca la mia famiglia stava in una abitazione nei pressi del Duomo , in via s. Giuseppe. Quando arrivai al portone di casa li per li ebbi un attimo di commozione, poi scampanellai la corda e mia madre : chi èèèh! Sono io mamma non vedi? Non mi riconosci? Oddio Andrea figlio mio! Ci siamo anche dimenticati di venire in stazione… L’ho visto mamma . Ci abbracciammo , poi mio padre che stava seduto al tavolo di cucina mi venne incontro mi salutò e disse: bravo sei tornato da vincitore, ora devi vincere anche questa delle guerre , quella della nostra società, che è piena di miseria!.. Si papà, te hai ragione, ma io sono stanco di fare guerre, di combattere, di uccidere. Ora che avevo vinto e un po’ del mio impegno c’è stato, speravo di trovare una società, ma almeno la mia città , che al mio arrivo magari mi avesse fatto un sorriso e mi avesse detto ; Bravo sei stato uno dei nostri eroi.. Ma caro papà non è stato così e te mi dici di continuare a fare la guerra. No papà: io la guerra ho finito di farla lassù al fronte e lassù al fronte ho giurato a me stesso che non avrei più imbracciato un fucile per il resto della mia vita e così farò. Carlo , Figlio mio, io ti capisco, ma qui trovi una città e un paese al collasso. Le industrie devono essere riconvertite e non si inizia a farlo, la bilancia commerciale è insistente. I rapporti con l’estero ,anche con gli alleati, sono pessimi: non ci riconoscono nulla e tutti i nostri morti si rivolteranno nelle tombe. Gli operai delle fabbriche, anche qui a Pisa sono in sciopero. Le forze Socialiste mirano a fare la rivoluzione , ma per quello che capisco , non hanno alcuna strategia chiara se non quella di fare sciopero e occupare le fabbriche… A questo maniera non è chiaro dove e come finiremo. Intanto ci sono movimenti di opposizione a questi scioperi e a questa sinistra di oggi. V’è il rischio che i comunisti giungano anche nel mediterraneo .. Lenin è li che pressa e fa da guida ai nostri politici Socialisti. Questo paese à letteralmente allo sbando e voi poveri soldati che rientrate dai fronti di guerra , non trovate nessuna buona accoglienza. No papà io non ci sto a tutto questo: non ho combattuto e vinto per avere alla fine il mio paese allo sfascio totale. No non ci sto e domani vedrò cosa fare. Al mattino seguente , altri soldati erano radunati nelle piazze, insieme a loro cominciammo a pensare al nostro futuro : avevamo combattuto e vinto , ora volevamo avere il giusto riconoscimento. Che fare dunque? Ma ho sentito dire che D’Annunzio ha occupato la città di Fiume, che il Governo non riesce a trovare accordi con gli alleati. Che le fabbriche sono in sommossa, le forze di sinistra Socialiste gridano alla rivoluzione. Sta nascendo però e cresce in fretta una nuova opinione che guarda anche a noi per darci giustizia del nostro eroismo e del nostro patriottismo, è un movimento d’opinione guidato da un certo Mussolini. Si è vero! L’ho sentito dire pure io. Anche qui a Pisa si stanno muovendo! Si andiamo a sentirli, almeno dicono bene di noi, poveri soldati, che nessuno in questo paese vuole più. Si vengo, vengo anche io..E ci sarò.