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IL COMPUTER QUANTICO

RACCONTO BREVE

sabato 8 luglio 2017, di Tobagi Admin

RACCONTO BREVE.
IL COMPUTER QUANTICO
Una gelida notte invernale In una delle nostre città d’Italia. Un bel cielo di stelle. La luna piena alta fra costellazioni e qualche anonima stella solitaria. Un venticello secco e freddo di natura montana. Camminavo in fretta incappucciato dalla felpa di ultima generazione della mia potente arte marziale , tracciata con punti di rosso striscianti sul tessuto nero , indicanti passaggi di energia fra due corpi avvinghiati. Andavo fiero in quel tempo del mio impegno marziale e ne ero assai soddisfatto . Fra un passo e l’altro, e qualche goccia che usciva irrimediabilmente dal naso ghiacciato, il mio pensiero correva , fra quel cielo stellato, così bello ed immenso e iniziai a sognare un universo di Quanti di luce , di Quanti di pensiero, di Quanti di energia. D’un tratto poi ebbi l’idea di essere davanti ad un computer Quantico, collegato al mio cervello con due elettrodi. Una sinergia fra i miei globi del pensiero e questo computer sul quale muovevano gli effetti della mia espressione manuale che scrive, scriveva , formule e idee. Chiacchiere del presente e del futuro. Pensieri che si accavallavano fra la mente e il computer. E i pensieri scorrevano sul monitor, fra formule, equazioni differenziali e d’un tratto cose strane apparvero, sconosciute e scorrevano veloci. sequenze di numeri e di lettere, che la mia mente dettava in un susseguirsi continui di impulsi , che giungevano da questo elaboratissimo computer alla mia povera mente , che in un attimo le rielaborava e le riconduceva trascritte su questo monitor, su cui apparivano infinite sequenze che io via via rielaboravo e trascrivevo con una traduzione istantanea proveniente da questo computer... Mi chiesi ad un certo punto perché non impazzissi. Invece godevo di una calma incomprensibile e di una concentrazione di difficile se non impossibile descrizione. Mi domandavo cosa mi stesse accadendo, ma non ebbi il tempo di darmi risposte. E via in questo mondo che si avviava a costruire immagini tridimensionali di città che non potevo comprendere. Di cittadini che non riuscivo a descrivere nella loro dimensione umana: pareva fossero nuvole di vita intelligente a galleggiare nell’armonia di queste città... Mi apparve poi un lungo viale , diritto fra due parallele . All’infinito un puntino luminoso. Si ingrandiva via via che il mio pensiero lo coglieva . e si ingrandiva , Sempre più grande luminoso . Il mio pensiero li fisso laggiù fra quella luce, sempre più grande , sempre più forte , che però non mi dava disturbo: stavo come in una culla di luce che mi carezzava il volto mi faceva stare bene.. E poi un volto , un volto d’uomo con una folta barba e lunghi biondi capelli, che sorrideva. Quel volto poi divenne di Donna. bellissimo.. Una bellezza da non poter descrivere, che mi prendeva l’anima e l’intero mio pensiero. E poi divenne bimbo, agnello, un immenso prato verde. Si alzò poi alta fra una dolce melodia di note sconosciute, fra una schiera di Angeli, una grande figura che non so perché dava a me la sensazione di essere la somma di tutto ciò che avevo visto fino a quel momento. Allungò la mano verso di me e disse Vieni figlio mio, ora siamo insieme : ce l’hai fatta a raggiungermi. Bravo!. Professore! Professore! Si svegli è tardi lo aspettano all’università. ma, ma, chi mi aspetta? professore cosa gli sta accadendo? Niente Maria , niente, ho soltanto incontrato DIO